Il 5G made in Cina continua a suscitare forti perplessità, riserve e avversioni all’interno dell’intelligence community italiana e internazionale.
Tanto che il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, valuterà la possibilità di sentire nuovamente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito allo sviluppo e alla gestione delle reti 5g.
“Sulla questione c’è ancora un pò di indeterminatezza” sottolinea il Presidente del Comitato parlamentare Raffaele Volpi. “E’ chiaro che il Copasir ha un rapporto fiduciario con il Parlamento, ed è chiaro – afferma Volpi – che nella nostra Relazione non possiamo mettere le evidenze in nostro possesso. Ma è altrettanto chiaro che se ci siamo espressi all’unanimità ci sono delle prove che ci hanno spinto a quella relazione”.
Il riferimento del presidente del Copasir é alla Relazione inviata dal Comitato al Parlamento nella quale l’organismo di controllo sui servizi segreti sollecitava il governo a “valutare l’esclusione” delle aziende cinesi – Huawei e Zte – “dalla fornitura di tecnologia per le reti 5g”.
Conte é già stato sentito un anno addietro dal Copasir e in quell’occasione il Premier aveva assicurato che sarebbero stati messi in campo tutti gli strumenti, tecnici e normativi per garantire la sicurezza delle reti, evitando rischi di spionaggio di dati sensibili.
“Siamo certi che tutto vada ricondotto alle scelte del decisore politico” precisa ancora Volpi.
Tuttavia, evidenzia in sintesi il Presidente del Copasir, le informazioni raccolte dal Comitato segnalano chiaramente i rischi che l’Italia potrebbe correre se non si intervenisse in maniera decisa.
“I governo sta facendo le gare per l’assegnazione e le scelte – conferma Volpi – non sono tecniche, ma hanno a che fare con le scelte di politica internazionali. Ci sono dati che evidenziano una certa pericolosità e dunque bisogna agire di conseguenza”.
Secondo Volpi, che al momento ha escluso una nuova audizione di Huawei e Zte nonostante sia arrivato un sollecito da parte delle aziende, su questo fronte l’Italia ha un vantaggio.
“Altri paesi – spiega Volpi – hanno difficoltà a cambiare le scelte perché hanno già concesso le infrastrutture, noi non lo abbiamo ancora fatto e dunque siamo ancora in tempo. E questo vale anche per le torri di trasmissione, l’interesse nazionale deve essere preservato”.
Ma la questione del 5g, come il contrasto al cybercrime in un mondo in cui la sicurezza nazionale è legata sempre più a “beni immateriali”, impongono secondo Volpi anche altri tipi di scelte. “Una di queste, nell’ambito di un costante confronto con il Parlamento,é una riforma della legge sui servizi segreti, la 124 del 2007. E’ un’ottima legge, ma necessita di una manutenzione – spiega Volpi – potrebbe servire un sistema come quello della National Security Usa, con un Ministro dedicato”.
“L’obiettivo – per il Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza – deve essere una omogeneizzazione di tutta la normativa sui servizi: va immaginata una ristrutturazione. E questa non è una critica al governo, con i servizi abbiamo una collaborazione proficua, ma credo che il Copasir possa e debba essere un attore positivo della questione”.
Nessuna polemica con piazza Dante, ma parole chiare: il 5G cinese proprio non va, è incompatibile con la sicurezza nazionale italiana.
Fonte: Askanews Agi Adnkronos Ansa