by Adriana Piancastelli
I tempi sono maturi perché la realtà del concetto Sicurezza Nazionale esca da utopie e cerebralismi teorici e cresca come ensemble corale in cui difesa, dimensione strategica, geopolitica e sicurezza civile donino all’Italia una prospettiva di ampio respiro nei confronti dell’ambito internazionale, europeo e Nato.
L’occasione di profilare il tema si é presentata lo scorso 22 settembre, presso il Centro Studi Alta Difesa a Roma, con l’esordio dell’Osservatorio sulla Sicurezza Nazionale nell’ alveo di UniPegaso, presieduto dall’ex Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che ha prodotto lo studio “Sicurezza Europea: evoluzione della NATO, scenari, interessi nazionali e alternative”.
L’approccio multiculturale ha affondato le radici nella consapevolezza dell’evoluzione di un costante mutamento di orizzonti – dall’Atlantico al Pacifico – di tecnologie e di nuove forme di guerra che assemblano asimmetria, ibridismo, tradizione e dimensione cyber, per arrivare alla determinazione della necessità di un Ente che – comunque preposto alla tutela del bene supremo Sicurezza Nazionale – vigili anche sulla solidità della consistenza e della resilienza italiana negli anni e negli equilibri internazionali che verranno.

Tra i saluti istituzionali, oltre al Presidente del CASD e al Rettore dell’Università, anche Luciano Violante, Presidente di Multiversity, che ha sottolineato con grande lucidità come le certezze della fine della Guerra Fredda e della costante democratizzazione del modo sotto i cieli di Occidente si stiano sgretolando lasciando un senso di diffusa, sgomenta incertezza che necessità di parametri di solidità e di coralità di interventi.
Tra i panelists Alessandro Politi (Nato Defense College Foundation) ha ricordato che il mondo immerso in un costante trend multipolare dovrà prepararsi a scenari di mobilità e fluidità in cui la multinodalità deve essere supportata da intese costanti che contemplino sia i rapporti tradizionali che nuove relazioni in modo da costruire un bozzolo di sicurezza non soltanto di idee, ma di realizzazioni pratiche e concretezza
Mirko Lapi (membro del Comitato Analisti Intelligence e Geopolitica) ha delineato quattro possibili scenari in cui l’Italia potrà e dovrà muoversi con autorevolezza: un partrenariato transatlantico rinnovato, un’ Europa “abbandonata”, un’alleanza paralizzata e una nuova Europa frammentata.
Alla base degli scenari restano fondamentali l’impegno USA in Occidente, la potenzialità dell’Europa per dotarsi di solidità tecnologica, comunità di intenti e solidarietà e la solidificazione di un ponte strategico tra Italia ed Usa focalizzato nel Mediterraneo.
Per il professor Alberto Pagani il concetto di sicurezza non può avere limiti nella settorialità e la visione globale non può non includere Istituzioni, società civile e mondo aziendale costruendo l’autonomia strategica europea in seno alla Nato.
Nella dimensione polinodale la difesa europea va coordinata in ambito Nato, pur evidenziando che Mediterraneo e Atlantico hanno perso la centralizzazione del ruolo che va spostandosi verso le aree Pacifico e BRICS. Quindi la difesa dell’Europa deve dipendere dall’Europa, titolare di autonomia strategica.
Secondo Alessia Valentini, CyberSecurity Advisor, la sfida europea sarà giocata nelle dimensioni tecnologiche e digitali, nella capacità di creare alleanze internazionali mirate e nell’ organizzazione della difesa alle diverse forme di disinformazione fuorviante.
