Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Selima Giorgia Giuliano*
Cosa saremmo noi? Cosa saremmo noi se 46 anni fa una voce alla radio non avesse dato la notizia di una sparatoria in via di Blasi… cosa saremmo noi se la nostra vita fosse rimasta uguale , normale, serena…
Cosa saremmo noi se in tutti questi anni avessimo avuto confronti , consigli , contrasti e abbracci …
Boris Giuliano con in braccio la figlia Selima e accanto il figlio Alessandro, attuale Prefetto al vertice della Direzione centrale anticrimine della Polizia
Come saremmo diventati ? Saremmo stati migliori forse … o forse saremmo stati solo più “ pieni”e i nostri occhi avrebbero avuto quella luce particolare che ha chi è abituato a vedere in chi ama l’assenso, l’amore e la dolcezza infinita di chi ti adora oltre tutto.
E invece siamo noi siamo qui,
siamo noi e chi è venuto dopo di noi siamo noi con le nostre storie uguali di figli , fratelli, coniugi e genitori di vittime della mafia …
siamo noi che nonostante il tempo percepiamo ancora il vuoto , ci commuoviamo e ci emozioniamo.
Siamo noi che continuiamo a sperare e a credere nella giustizia e nello Stato.
*Selima Giuliano Sovrintendente ai Beni culturali della Regione Siciliana
Fanno piangere e fanno vergognare le parole di fede, non soltanto religiosa, ma nella giustizia, di Selima Giuliano, figlia del vice Questore Boris Giuliano assassinato da cosa nostra il 21 luglio del 1979. Fanno vergognare un intero Paese, incapace di scoprire mandanti e retroscena di uno dei delitti più gravi della storia della Repubblica. Quarantasei anni. Uno sull’altro. Un anniversario schiacciato dal peso di 16.682 giorni esatti di interrogativi ancora senza risposte, quello del vile assassinio mafioso di Boris Giuliano. Capo della Squadra Mobile di Palermo e soprattutto investigatore di razza, Giuliano anticipò fin dalla metà degli anni ’70 l’incrocio dei dati e il collegamento con le agenzie federali Americane e le polizie europee. Procedure inesistenti e avveniristiche per quegli anni. Basti pensare che, senza computer, gli incroci dei dati si facevano telefonicamente e manualmente. L’esempio, le intuizioni e i riscontri probatori di Boris Giuliano costituiscono ancora oggi una eredità preziosa e decisiva. Resta il grande dolore per la sua perdita. E permane l’angoscia, anche per questo omicidio di mafia, di molti interrogativi. Ma in che Italia abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, se dopo 46 anni ancora non si riesce a delineare compiutamente il contesto dell’assassinio di Boris Giuliano? Un agguato plateale, spietato, eseguito sotto casa del Vice Questore. Un omicidio che puntava ad eliminare il principale protagonista e il propulsore diretto delle indagini su mafia e droga. Interrogativi e buchi neri che riguardano non soltanto l’omicidio di Boris Giuliano ma tutta l’impressionante sequenza di delitti e di stragi mafiose e non solo, che hanno insanguinato Palermo e l’Italia: gli agguati al Colonnello Giuseppe Russo, Peppino Impastato, Piersanti Mattarella, Mario Francese, Pio La Torre, Rocco Chinnici, Gaetano Costa, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Ninni Cassarà, Mauro Rostagno, Nino Agostino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e a tantissime altre vittime di cosa nostra. Per non parlare del delitto di Aldo Moro. Buio, misteri, depistaggi, ricatti e altri delitti per occultare verità inconfessabili. Ma in che Paese viviamo se nessuno riesce a rispondere concretamente?