La giustizia al tempo dell’ingiustizia. Strepiti contro la Corte dei Conti che ha bocciato il Ponte sullo Stretto e peana per la separazione delle carriere dei magistrati.
E’ l’istantanea dell’Italia Costituzionale e del Paese che usa la politica come sublimazione dell’impunità.
Per le istituzioni e i cittadini una sconcertante giornata particolare incastonata fra due insuperabili definizioni: “ La Corte dei Conti che si crede la Corte dei Ponti” che campeggia testualmente nell’ispirato incipit dell’editoriale di un quotidiano e “Vittoria epocale sulla magistratura in nome di Berlusconi”.
Il Ponte degli incalcolabili rischi del quale la magistratura contabile si é rifiutata di concedere il visto di legittimità per l’inaffidabilità delle stime tecniche, la mancata conformità alle normative e l’incongruenza delle coperture economiche, superiori del 50% al costo iniziale, ed una riforma della giustizia orchestrata per scardinare la Costituzione, scegliersi i propri giudici e punire quelli indipendenti. Come per primo capì Platone, “il capolavoro dell’ingiustizia é di sembrare giusto senza esserlo.”
Come dire l’Italia dei finti Re Salamone e il Paese di Piero Gobetti, Giovanni Amendola, dei fratelli Rosselli, di Alcide De Gasperi e di Sergio Mattarella. 
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