L’editoriale del quotidiano britannico The Telegraph evidenzia come dal fascismo italiano al regime comunista sovietico, le dittature raramente crollano per una spallata esterna, ma marciscono dall’interno, consumando i loro stessi sostenitori e trascinando alla rovina i rispettivi Paesi. 
by Hamish De Bretton-Gordon
La potente macchina propagandistica russa, che ha lavorato a pieno ritmo nelle ultime settimane, sembra aver subito un duro colpo.
Putin ora sta divorando i suoi utili idioti , le stesse persone su cui faceva affidamento per proiettare al mondo una realtà alternativa: non quella di uno stato paria impantanato in crimini di guerra, ma di un salvatore crociato che protegge da nazisti immaginari ed estremisti fantasma.
La verità é che i suoi sostenitori provengono dalle frange politiche, dall’estrema destra e dall’estrema sinistra.
Basta ascoltare l’autoproclamato [politico e scrittore britannico] “campione del popolo” George Galloway che elogia il Cremlino, o la retorica squilibrata di commentatori estremisti come l’attore Steven Seagal, che adulano la leadership di Putin , per capire quanto sia esteso questo ecosistema di disinformazione.
Ma é la recente svolta del Cremlino contro alcuni dei suoi più fedeli sostenitori a essere davvero significativa. Queste purghe sempre più staliniste suggeriscono che la macchina propagandistica costruita per mascherare i crimini di guerra di Putin e giustificare una guerra illegale e rovinosamente costosa potrebbe essersi indebolita agli occhi dei comuni cittadini russi.

La straordinaria ascesa e la spettacolare caduta di Roman Alekhin – un importante “Z-blogger” pro-guerra, ora definito “agente straniero” dal regime di Putin – hanno sconvolto una comunità online che, per quasi quattro anni, ha creduto di avere la tacita licenza di criticare il modo in cui la guerra veniva combattuta. Questa fantasia ora è svanita.
Mentre migliaia di attivisti contro la guerra venivano gettati dietro le sbarre, veniva alimentata e finanziata una cultura parallela di blogger militari ultranazionalisti a cui veniva concesso un accesso privilegiato. Servivano da valvola di sfogo approvata per la rabbia contro la guerra. Ma anche loro non sono più al sicuro.
Sergey Markov, [politologo e membro della Duma] un tempo una voce affidabile del Cremlino, é stato ora bollato come “agente straniero”, un’etichetta intrisa di minaccia staliniana, un tempo riservata ai veri nemici dello Stato. Oggi viene usata liberamente, punendo chiunque si allontani dai confini sempre più ristretti del partito.

“Una volta che questa macchina repressiva si avvia, non può fermarsi”, avverte Vladimir Kara-Murza, l’oppositore anglo-russo condannato a 25 anni di prigionia per aver criticato la guerra – una pena a cui é sopravvissuto solo grazie a uno scambio di prigionieri nel 2024. Come ha dichiarato al Telegraph : “Ripensate all’Unione Sovietica sotto Stalin. Prima si sono dati la caccia ai nemici politici, poi il sistema ha iniziato a divorare il suo stesso popolo”.
Anche se il Cremlino si vanta dei progressi compiuti a Pokrovsk e Zaporizhzhia, questi presunti progressi hanno avuto un costo enorme in termini di vite umane russe , perdite che stanno diventando impossibili da mascherare. Nel frattempo, i russi comuni si trovano ad affrontare prezzi alle stelle per carburante e cibo, e l’umore interno sta cambiando.
Naturalmente, non é la prima volta che vediamo l’apparato di disinformazione di Mosca in piena e folle attività.
Dopo il fallito attentato a Sergei Skripal a Salisbury nel 2018, il Cremlino ha scatenato un’ondata di assurdità. Una delle affermazioni più assurde era che il Novichok fosse stato fabbricato personalmente dall’allora Primo Ministro Theresa May, a Porton Down.
All’epoca osservai che se avessero accusato Margaret Thatcher, che in realtà aveva studiato chimica a Oxford, avrebbero potuto formulare un’accusa leggermente più credibile. Inutile dire che questa tesi non fu accolta calorosamente a Mosca.
Tutto ciò ci ricorda chiaramente che i regimi autoritari raramente crollano per pressione esterna. Marciscono dall’interno, consumando le stesse persone che un tempo li sostenevano.
Per questo motivo, l’Occidente e soprattutto l’Europa devono intensificare la pressione su Putin, perché non sono sicuro che, a questo punto, otterremo molto dall’equipaggio del Maga. Putin deve capire che l’alternativa a un passo indietro è una fine ignominiosa, più simile alla caduta di Stalin che a un ritiro trionfale. Una pace giusta per l’Ucraina deve essere l’unica via di fuga che gli rimane, e dobbiamo assicurarci che lo capisca.
*L’editorialista Hamish De Bretton-Gordon, docente della Bournemouth University , é stato per 23 anni Comandante del Joint Chemical, Biological, Radiological and Nuclear Regiment del Regno Unito e del battaglione NATO Rapid Reaction.






