by Gianfranco D’Anna
Toghe sulla rotta referendaria ed in bilico sulla scelta delle strategie più efficaci per illustrare compiutamente il contesto del voto.
A meno di eventuali elezioni politiche anticipate, fra sette, nove mesi, nella primavera del 2026, la riforma costituzionale della Giustizia varata dal Parlamento sarà sottoposta alla consultazione popolare diretta.
Un appuntamento che vede già l’agguerrita mobilitazione della politica ed in particolare dei partiti di centrodestra, come Forza Italia, che ha dichiaratamente trasfigurato la separazione delle carriere dei magistrati, lo sdoppiamento del Csm e l’introduzione di un’alta Corte disciplinare, come la nemesi dell’eredità berlusconiana.
Sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della società civile in progress anche da parte dell’Associazione nazionale magistrati che ha già costituito un comitato a “difesa della Costituzione e per il No al referendum”.
