by Gianfranco D’Anna
E’ Putin che cavalca militari e guerrafondai russi o ne é prigioniero? Quante settimane alla guerra fra Mosca e la Nato? Conflitto convenzionale o nucleare?
Sostanzialmente sono queste le domande che rimbalzano fra i vertici delle intelligence occidentali, la Casa Bianca, Downing Street, l’Eliseo, Palazzo Chigi, la Cancelleria tedesca e i governi europei.
Le prime due risposte non sono univoche, ma sottolineano che paradossalmente dal vertice per perseguire la pace di Anchorage fra Trump e Putin, c’è stata una accelerazione esponenziale degli attacchi e dei bombardamenti dell’armata russa in Ucraina e un’impennata improvvisa di sconfinamenti, provocazioni e sfide con i droni e i Mig di Mosca sui cieli della Polonia, dell’Estonia, della Danimarca e da ultimo nello spazio aereo ai confini dell’Alaska.

Proseguimento di sconfinamenti e provocazioni che fanno preventivare un incidente bellico. Come se Vladimir Putin dopo aver stretto la mano a Donald Trump ed essere salito sulla berlina super blindata del Presidente degli Stati Uniti, una volta tornato al Cremlino abbia dovuto rinnegare al cospetto dell’oscuro icerberg dei falchi ultranazionalisti post sovietici l’intenzione di trattare un qualsivoglia compromesso di pace sull’Ucraina. Compromesso che verrebbe equiparato ad una sconfitta alla quale il presidente russo non sopravviverebbe.
Ad Anchorage, scrive il Washington Post: “Putin si é crogiolato nella pompa magna, ha intascato il prestigio conferitogli da Trump e ha rinnegato la sua parte dell’accordo. Anzi, ha intensificato drasticamente i bombardamenti sui civili. In Alaska, Trump ha consegnato personalmente a Putin una commovente lettera della moglie che lo esortava a fare la pace per il bene dei bambini colpiti dalla guerra. Putin ha risposto bombardando un asilo: uno schiaffo in faccia alla first lady.”





