by Gianfranco D’Anna
La nemesi di Pippo Baudo é la morte della Rai. Primo fra tutti i protagonisti della Tv per genialità, capacità e umanità ed un anno luce d’anticipo nell’esprit de finesse dell’etere, l’addio al numero uno forever and ever Baudo ed il pellegrinaggio collettivo ai suoi funerali nazional popolari, che nonostante il generale Agosto registrano un’audience superiore alle esequie di un Papa, seppelliscono e trasfigurano la definitiva scomparsa della storica ed irripetibile Radio Televisione Italiana.
La gloriosa ed epica Rai delle origini, che affascinava anche con i monoscopi e le pecore degli intervalli ed che incubò il miracolo economico. Artefice molto più della retorica risorgimentale, dell’effettiva unità d’Italia.
Una unità nazionale anche linguistica consacrata attraverso lo schermo da trasmissioni storiche fondamentali quali “Lascia e raddoppia”, il Telegiornale, “Non è mai troppo tardi”, “La Tv dei Ragazzi”, “Campanile sera”, “Viaggio nella valle del Po”, “Processo alla tappa”, il Festival di Sanremo, Canzonissima, Studio Uno, gli sceneggiati, TV 7 e tante altre trasmissioni leggendarie.
Una leggenda sulla quale si innesta il volto, lo spessore culturale e l’anima della televisione incarnatasi per oltre 60 anni nella Pippo Baudo story, il conduttore per antonomasia progressivamente assurto al ruolo di Sommo Pontefice di Santa Tv.
