San Valentino, corsi e ricorsi storici. Per cosa nostra è una ricorrenza che non evoca affatto Cupido, il mitologico dio dell’amore, bensì la strage compiuta a Chicago nel 1929 dai sicari di Al Capone e che segnò l’inizio della fine dello storico boss della mafia siculo americana.
A 92 anni di distanza, per San Valentino 2020 a parlare di collusioni e riciclaggio delle cosche, sullo sfondo delle stragi di mafia, sarà un altro padrino di primo piano: Giuseppe Graviano.
Detenuto da 26 anni e condannato a diversi ergastoli, assieme al fratello maggiore, Filippo, 59 anni, col quale reggeva il vertice della cosca della borgata palermitana di Brancaccio, il 57 enne Giuseppe Graviano proseguirà l’interrogatorio iniziato la settimana scorsa nell’ambito del processo alla ‘ndrangheta stragista in corso a Reggio Calabria.
C’è molta attesa per quanto dirà il più giovane dei fratelli capimafia, che nella precedente udienza ha sostenuto di avere incontrato tre volte Silvio Berlusconi a Milano all’inizio degli anni ‘90 mentre era latitante.
Oggetto delle cene e degli appuntamenti con l’allora emergente imprenditore milanese, sarebbe stata – secondo Graviano – la definizione degli interessi dei 20 miliardi di lire che il nonno materno del boss, Filippo Quartararo, avrebbe “investito” – sostiene sempre Graviano – nelle attività gestite da Berlusconi a Milano: tv, aziende immobiliari, società pubblicitarie.
Affermazioni duramente contestate e bollate come inverosimili e totalmente false dal difensore di Berlusconi, e parlamentare di Forza Italia, avvocato Nicolò Ghedini.
L’interrogatorio di San Valentino di Giuseppe Graviano potrebbe inquadrare l’evoluzione dei presunti rapporti con Berlusconi prima, durante e dopo la fondazione di Forza Italia, le elezioni del 1994, la formazione del governo e la nomina dell’allora Cavaliere a Presidente del Consiglio.
Parole quelle di Graviano, in ogni caso da valutare e verificare con attenzione e prudenza, ma che potrebbero avere effetti sconvolgenti ed eventualmente provocare devastanti scosse sismiche sul piano giudiziario e politico. Un’altro San Valentino fatale per la mafia e dintorni?