by Gianfranco D’Anna
Con l’economia mondiale pressoché spiaggiata, in attesa di un’altra settimana di fuoco dei mercati, economisti e analisti si interrogano sui rischi e sulle reali prospettive della valanga di dazi imposti dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
“Make China great again” titola The Economist, che spiega come paradossalmente l’America potrebbe finire per rendere la Cina di nuovo grande. “L’economia interna cinese ha punti di forza non riconosciuti. La concorrenza e l’adozione della tecnologia significano che le sue aziende industriali sbaragliano i rivali occidentali in tutto, dai veicoli elettrici all’ “economia a bassa quota”, ovvero droni e taxi volanti” scrive il settimanale britannico secondo il quale, soprattutto nel settore dell’automotive, “visti dalla Cina i dazi di Trump condanneranno Detroit all’obsolescenza”.
Cosa intende ottenere esattamente Trump ? Si chiede il Washington Post, che avanza varie ipotesi sui dazi: che siano uno strumento di negoziazione; che rappresentino una leva per fermare l’ascesa della Cina, l’ unico vero rivale geostrategico degli Stati Uniti; oppure che servano a ripristinare la base manifatturiera per beni vitali, come i semiconduttori, che riporterà gli Usa a livello di superpotenza esportatrice che fino a pochi anni addietro é stata.
Scartate le prime due tesi, é parzialmente verosimile solo la terza ipotesi, anche se é impossibile sostenere un settore manifatturiero competitivo a livello globale senza materie prime o ricambi essenziali. E la mancanza di risposte plausibili, evidenzia il Washington Post, dimostra che Trump non ha una vera teoria delle tariffe, ma soltanto intuizioni personali basate sul principio astratto che le esportazioni rendono forti e le importazioni deboli e dipendenti.
Tutte le analisi convergono inoltre sui vantaggi che trarrà la Cina. A poche ore dal diluvio di dazi trumpiani, scrive il Washinton Post, il Commissario europeo per il commercio e la sicurezza economica Maros Sefcovic é atterrato a Pechino dove ha ricevuto un’accoglienza calorosa.
“Mentre Trump impone tariffe paralizzanti all’Europa, alla Cina e al resto del mondo, l’UE – aggiunge il quotidiano della capitale americana – guarda con cautela a Pechino come a un modo per raggiungere quella che ora definisce la necessità di diversificare i suoi partner economici” per fronteggiare la guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti.
Più esplicito il New York Times pone una domanda diretta: “I dazi di Trump spingeranno l’Europa nelle braccia della Cina?”
E risponde che le probabilità sono direttamente proporzionali al fatto che “i dazi rischiano di far perdere alle aziende dell’Unione Europea e di tutto il mondo l’accesso al più grande mercato di consumo del mondo” e contemporaneamente il “ridotto accesso della Cina ai consumatori americani potrebbe spingere le aziende di Pechino a inviare ancora più metalli, prodotti chimici e altri articoli a basso costo in Europa, esasperando il dumping ed i forti sconti e saturando i mercati”.
