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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

by Antonino Cangemi

Il mondo cambia e con esso cambiano le parole: quelle della diplomazia, a riflettere la polarizzazione del discorso pubblico nelle nostre società, si fanno brusche, scortesi, approssimative, urlate, talvolta violente e  spesso false. Armi al servizio della propaganda piuttosto che strumento di comunicazione.

Non é solo un discorso di forma: nell’impoverimento del linguaggio si perde la ricerca della fiducia, della comprensione e dei compromessi, in ultima istanza la promozione della pace e della stabilità.

E’ su questi temi che riflette “La diplomazia della rissa”, libro scritto dai giornalisti Antonio Picasso, Stefano Polli e Renato Vichi ed edito da Franco Angeli per la collana “Orizzonti”.

Una “cronaca di un mondo che non sa più parlarsi”, come recita il sottotitolo dell’opera, cui non mancano certo gli esempi.

Gli autori scrivono naturalmente della “nuova grammatica del potere” imposta dal presidente statunitense Donald Trump, che eleva la minaccia ai rivali ma anche gli insulti agli alleati  a strategia di politica internazionale, ma pure della risposta colpo su colpo della Cina di Xi Jinping, anche attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale.

Serve allora, evidenziano i tre giornalisti esperti di relazioni internazionali e manager della comunicazion, una nuova diplomazia della parola, perché oggi le parole sono diventate mezzi di offesa, di terrore o strumenti di minaccia.

Finché il mondo non tornerà a parlarsi davvero la cronaca non potrà che essere questa: una lunga, lenta, silenziosa disintegrazione del dialogo prima del conflitto aperto.