by Gianfranco D’Anna
Ma Trump ha bisogno dell’alibi della compattezza dell’Europa a favore dell’Ucraina per giustificarsi con Putin?
Scaturito inizialmente come istintivo retropensiero, l’interrogativo é lievitato fino ad evolvere nel timore di trovarsi di fronte ad una caotica Trump nebula, una nebulosa diplomatica del Presidente americano che, secondo gli analisti di strategie politico militari e i diplomatici di lungo corso di Washington, in Alaska si sarebbe incartato e non sa come uscirne.

Il risoluto fronte comune nei confronti di Zelensky e del popolo ucraino di leader europei autorevoli come Keir Starmer per il Regno Unito, Emmanuel Macron per la Francia, Giorgia Meloni per l’Italia, Friedrich Merz per la Germania, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Alexander Stubb per la Finlandia ed il Segretario generale della Nato Mark Rutte, sembra avere lo scopo di consentire alla Casa Bianca di dimostrare a Putin che le condizioni da lui poste ad Anchorage, nonostante l’iniziale considerazione Usa, sono irricevibili e bisogna ricominciare dall’inizio, cioè da un cessate il fuoco seguito dall’avvio di negoziato diretti.

Trump sarebbe convinto di potere organizzare a breve un incontro fra Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky e lui.
Secondo il Financial Times, il presidente ucraino sarebbe pronto a valutare un compromesso sulla linea del fronte attuale, ma ha escluso qualsiasi ritiro delle truppe di Kyïv dal Donbass.
Il Financial Times specifica che Trump ha trasmesso la proposta a Zelensky e ai leader europei, senza chiarire, tuttavia, se sostiene tale posizione, ma che i capi di Stato e di governo europei hanno già ribadito che Mosca non può avere potere di veto sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato né dettare limiti al suo esercito.
L’Inghilterra ha già promesso di contribuire con forze sul terreno alla supervisione di un eventuale cessate il fuoco e, assieme alla Francia, sostiene la creazione di una forza di rassicurazione europea con quartier generale a Parigi.
Da Berlino si fa presente che i colloqui di oggi affronteranno “questioni territoriali, garanzie di sicurezza e la continuità del sostegno contro l’aggressione russa”, inclusa la pressione sanzionatoria su Mosca.
L’altra domanda che pone l’inedito summit delle democrazie occidentali a Washington, é in che modo la mortificazione territoriale e geopolitica e lo stesso futuro dell’Ucraina possano dipendere da un incontro organizzato in tutta fretta alla Casa Bianca, col presidente Zelensky scortato e difeso a spada tratta da una straordinaria schiera di leader europei che sbattono in faccia al Presidente degli Stati Uniti gli infiniti motivi per cui non si fidano affatto di Putin e che piuttosto stanno valutando se intervenire direttamente a difesa di Kyïv?
Pur con cautela, per scongiurarne l’imprevedibilità, una parola dietro l’altra, i leader europei dimostreranno a Trump che la dottrina di Putin consiste esclusivamente nel negoziare senza smettere di bombardare e attaccare.
E che attualmente al Cremlino dalla perestrojka i glasnost, le riforme e la trasparenza di Gorbaciov si é passati alla dezinformatsiya, lozh’ i prestupleniya, la disinformazione, le menzogne e i delitti.

Il Premier inglese Starmer insisterà in particolare sulla constatazione di come il Presidente russo sia l’erede diretto della diabolica tradizione diplomatica dell’Unione sovietica.
Una perfida ed estenuante diplomazia stigmatizzata dall’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger nei commenti alla biografia di Andreij Gromiko, il leggendario mister nyet che ereditò la guida della diplomazia russa da Vyacheslav Molotov, il sinistro Ministro degli esteri di Stalin e come un camaleonte la adeguò alle politiche antitetiche di cinque segretari generali sovietici: Kruscev, Breznev, Andropov, Chernenko e Gorbaciov.
Il motto di Molotov, Gromyko e ora di Putin é sempre lo stesso: esigere il quadruplo per ottenere il doppio, perché ci sarà sempre qualcuno che abbocca.
Per Donald Trump il vertice con i principali alleati degli Stati Uniti in rappresentanza dell’ intera Europa e dell’Alleanza Atlantica, oltre ad essere totalmente sincero, sarà più impegnativo ma di gran lunga essenziale e significativo rispetto al faccia a faccia con l’ambiguo e inaffidabile Vladimir Putin.

A breve, al consesso internazionale si aggiungerà in prima persona anche il Vaticano, ha fatto capire in una intervista alla Stampa il cardinale statunitense Raymond Leo Burke, figura di riferimento del fronte cattolico conservatore mondiale, secondo il quale ”si arriverà a un dialogo tra Leone XIV e Trump: parleranno per arrivare alla pace”.
Una pace che non potrà prescindere dall’essenza della democrazia: la prevalenza del bene comune e del rispetto reciproco dei diritti e dei doveri.

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