La guerra fredda dell’Ucraina è diventata di ghiaccio. Un colossale iceberg di eroismi e di armi sempre più sofisticate e distruttive, del quale si intravede soltanto la parte emersa.
A Kiev il bilancio di un terribile anno di guerra si intreccia con la determinazione per le prospettive di resistenza e di affermazione della libertà del paese.
Come in tutti i conflitti armati, gli anniversari fanno temere attacchi e rappresaglie, ma nonostante i 12 mesi di massacri e distruzioni per l’Ucraina la ricorrenza dell’inizio dell’invasione del 24 febbraio simboleggia la battaglia vinta della resistenza e della controffensiva che costringe sulla difensiva la superpotenza russa.
La nuova ondata di armamenti tecnologicamente avanzati provenienti dai paesi occidentali potrebbe ulteriormente cambiare gli equilibri sul campo di battaglia. Gli analisti di strategie militari prevedono che i carri armati americani, tedeschi e inglesi, nonché i sistemi di difesa aerea faranno la differenza e consentiranno all’esercito di Kiev di attaccare o di fronteggiare efficacemente l’offensiva russa paventata dall’intelligence occidentale.
In particolare i sistemi di difesa aerei comprendono le batterie antimissile Samp -T prodotti da Italia e Francia e ritenuti superiori ai Patriot americani perché dispongono di un raggio simultaneo d’azione molto più ampio ed efficace su una distanza maggiore, cioè fino a 80-100 chilometri , e includeranno i missili superficie-aria a medio raggio a guida di precisione Hawk.
La perentorietà della quotidiana invettiva minacciosa dell’ex presidente russo e attuale vice presidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev, “siamo pronti a usare ogni tipo di armi”, lascia intravedere la preoccupazione del Cremlino per il riarmo senza precedenti dell’Ucraina, trasformata in una vera e propria potenza militare convenzionale in grado di proteggere le truppe e le infrastrutture critiche dagli attacchi di droni, missili ed aerei.

L’aviazione russa finora non è comunque riuscita a conquistare la superiorità aerea, nonostante abbia un grande vantaggio sia numerico che in capacità, rispetto alle forze aeree ucraine, che si si avvalgono principalmente dei Mig-29 e Su-27 dell’era sovietica. Questo grazie a una difesa aerea a terra ben integrata derivata principalmente dai missili terra-aria S-300 degli anni ’70 e al gran numero di manpads, missili a spalla, forniti dalla Nato.
Con la disponibilità degli F -16 Kiev conquisterebbe il controllo dei cieli, ma oltre alle remore politiche di Washington e di Berlino, preoccupate per gli eventuali bombardamenti su Mosca e le città russe, gli aerei da combattimento multiruolo come gli F-16 Fighting Falcon richiedono un addestramento di almeno tre mesi dei piloti, molti mesi in più per i tecnici e piste lunghe e perfettamente uniformi per decollare. Nonostante le perplessità del Pentagono e della Germania, l’Olanda si è comunque detta già disponibile ad inviare i propri F-16 a Kiev e la Polonia starebbe considerando la stessa opzione.

I vertici militari ucraini affermano che sebbene dispongano di reparti sempre più tecnologicamente attrezzati, non hanno ancora abbastanza armi per lanciare la loro controffensiva su vasta scala.
Ciò dipenderà dall’allineamento di tre fattori: le condizioni metereologiche, le truppe disponibili, comprese quelle ora all’estero per addestrarsi, e soprattutto la tempestività della consegna di carri armati e sistemi missilistici.
