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La cosmologia rock che prova l’esistenza degli dei della musica

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

by Piero Melati

Nel settembre del 1978 i Grateful Dead, uno dei gruppi di punta della summer of love californiana degli anni ’60, band live per eccellenza, suonarono nell’altopiano di Giza in Egitto.

Il disco uscì dieci anni dopo. Mai considerato il loro migliore, eppure a metà anni 70 il leader, Jerry Garcia, era nel suo periodo più fulgido, quanto a suono liquido di una chitarra che non aveva nulla da invidiare al sax di John Coltrane o alle atmosfere cosmiche della Sun Ra Arkestra.

Cosmologia rock e della prova dell'esistenza del dio della musica
Grateful Dead

Famosi per le loro jam session, i Dead partorirono in particolare un brano-suite, Dark Star, sul quale gli esegeti si sono scervellati come non mai, per decodificare la natura di un volo cosmico in odor di sciamanesimo.

Una volta, tanti anni fa, a Kansas City un deadheads (i fan dei Dead, che si spostavano per seguire ogni loro concerto), che adesso faceva il tassista e guidava con una bombola d’ossigeno a fianco e la mascherina sul muso, parlando di musica, e poi ovviamente anche dei Dead, mi disse: “Ti piace così tanto la musica? E allora trasferisciti qui!”.  Al mio scetticismo (la carta verde, la cittadinanza, la messa in discussione di ogni sicurezza) si voltò a guardarmi strabuzzando gli occhi, come se fossi io quello che non connetteva molto bene.

Cosmologia del rock e della prova dell'esistenza del dio della musica
Jerry Garcia durante il mitico concerto egiziano del 1978

Da allora mi chiedo: ma cos’è questa cosa che ti fa credere che la musica sia così tanto importante da poter cambiare paese, rimanervi come clandestino e affrontare un tale salto nel buio?

Di più: cos’è questa cosa che ti fa restare indifferente al fatto che ti devi muovere con una bombola di ossigeno, evidentemente frutto di uno stile di vita precedente non proprio salutista? Eppure sembrava che non gliene fregasse…del resto Grateful Dead in italiano equivale a “morto riconoscente”.

La risposta alle mie domande é rimasta nel vento, avrebbe detto Dylan, che tenne un concerto proprio con i Dead, a lungo disprezzato dai critici, oggi rivalutato, e che negli ultimi tour si é a volte esibito in cover dei Dead stessi.

Una evidente affinità elettiva. Il leader del gruppo Jerry Garcia è poi morto nell’agosto del 1995, vittima di un ennesimo tentativo, stavolta letale, di disintossicazione. Visibilmente ingrassato, si diceva fosse ormai un deposito vivente di colesterolo.

Cosmologia rock e della prova dell'esistenza del dio della musica
Jerry Garcia 

Eppure il chitarrista della band, Bob Weir ha raccontato che ogni estate andavano al mare insieme, e che nel corso di lunghe immersioni Garcia dimenticava il suo corpo molto provato e si trasformava, diventando sempre felice e pieno di vita, come se in fondo al mare e tra i pesci trovasse sempre una dimensione a lui congeniale.

Forse era solo la terra a metterlo a disagio. Una teoria vorrebbe che la vita si sarebbe appalesata nel pianeta 4 miliardi di anni fa e che ci avrebbe messo 3 miliardi e mezzo di anni per evolversi nelle prime forme pluricellulari e multisistemiche.

Da allora, dagli scimmioni a Elon Musk, ne sono accadute di cose. Ma può darsi che taluni di noi non si siano mai abituati fino in fondo a vivere da terragni. E così, proprio come gli egizi, hanno sempre preferito volgere lo sguardo verso il cielo.

Poi, con l’invenzione della musica (Pitagora, i suoni delle sfere celesti eccetera) hanno preso un tale slancio…che appunto in epoca moderna sono saltati fuori tipi umani quali i Coltrane o i Sun Ra, che a un certo punto smisero persino di credersi creature terrestri.

E Garcia andava loro decisamente dietro, anche se con atteggiamento meno filosofico e più western, per mezzo del suono liquido della sua chitarra, che non ha simili nella storia della musica.

Non potendo forse raggiungere il cielo era al suo opposto, il mare, che si rivolse. Solo immerso nel quale si sentiva vivo. Poi tornava sulla terra ed era l’inferno.Cosmologia rock e della prova dell'esistenza del dio della musica

Ecco l’effetto che può fare la musica, più di altre arti. Per questo gli adulti smettono di ascoltarla, se non le canzonette. Essa non va sottovalutata e deve essere presa con le molle.

Può farti volare senza bisogno di intelligenza e di parola, mettendo in campo il corpo e il sistema nervoso centrale. Ma proprio per questo può diventare anche molto pericolosa.

Per la vita sulla terra, quantomeno. Per le altre forme, invece, vita nel cosmo o esistenza sotto il mare che si voglia, resta a quanto pare particolarmente congeniale.

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Piero Melati
Piero Melati
Palermitano, Giornalista professionista, per molti anni viceredattore capo de “Il Venerdì di Repubblica”, si occupa di attualità e cultura. Ha seguito per il giornale “L’Ora” di Palermo la guerra di mafia e il primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Con “la Repubblica” ha aperto le redazioni locali di Napoli e Palermo ed é stato viceredattore capo della cronaca di Roma. È autore, con Francesco Vitale, del libro Vivi da morire (Bompiani 2015).
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