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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Piero Melati
Gli eroi uccisi dalla mafia, ma anche dal terrorismo, oggetto di una nuova religione civica e di un culto integralista anche fanatico.
Gli “eroi” da vivi, la cui qualità – in virtù della quale vengono acclamati – é appunto esclusivamente quella di essere “eroi”.
Ma non basta: dopo i morti e i vivi, tra gli “eroi” ci sono anche i parenti degli “eroi” stessi, a loro volta esempi pubblici, “eroi” e simboli, in virtù del dolore ad essi inflitto, esclusivamente per via del proprio legame di sangue con la vittima.
I riti della memoria, gli anniversari, il mito, ma poi anche le carriere, il business, le fondazioni, le scorciatoie, le patenti di indiscutibile superiorità morale ed etica.
A volte persino i complici dei mafiosi sono diventati “eroi”. E per converso la revisione oggi in corso di un’intera storia italiana, quella che riguarda la mafia, come in un recente passato analoga revisione ha riguardato il terrorismo, in una finta unanimità di valori e intenti, sia da destra che da sinistra, che ha soffocato come mai prima ogni voce critica, ogni interrogativo, ogni diritto a dubitare.
Argomenti scottanti, scabrosi, sempre evitati in pubblico, di cui la Sicilia (terra di “eroi” per antonomasia, poiché in passato regno della mafia) ha fatto da testa di ponte e scuola.
La giornalista e scrittrice Sandra Rizza li ha invece affrontati in un romanzo, “L’eroe imperfetto”, presentato a Palermo e a Roma. Mi piace ricordare Sandra come amica, collega e cronista di punta dello storico giornale palermitano L’Ora, che venne chiuso 33 anni fa, proprio alla vigilia delle stragi siciliane del ’92.
Non solo, con L’Ora ancora in edicola, tanti misteri e depistaggi su quelle stragi non si sarebbero consumati nella impunità, ma anche il passaggio degenerativo e infestante da “parente o amico di vittima” ad “eroe” indiscusso, indiscutibile, intoccabile, pena eresia e persecuzione del critico untore, non si sarebbe consumato tanto facilmente.
Perché quella storica testata, oggi giustamente celebrata, con tutti i suoi difetti , che ovviamente aveva come tutto, ma che fu una grande scuola di giornalismo e di scrittura, di una cosa era rimasta sentinella: l’arte del dubbio, del pensiero critico, della discussione aperta e alla luce del sole, anche al costo di confrontarsi e scontrarsi vivacemente.
