by Gianfranco D’Anna
Conflitti, cambi di regime e autogol hanno fatto da sfondo al G7 canadese di Kananaskis animato dai colpi di scena di Trump, rivelatisi autentici boomeramg.
Spiazzato dal successo del colpo di grazia militare che Israele sta infliggendo all’Iran, il Presidente americano si mette da solo all’angolo con la tragicomica proposta di affidare a Putin la mediazione per porre fine alla guerra in Medio Oriente. Per poi, ritrovandosi isolato, abbandonare in anticipo lavori del vertice sulle Montagne Rocciose.

Finisce che per cercare di mimetizzare l’isolamento Trump firma obtorto collo la risoluzione comune incentrata sulla descalation e sul riconoscimento del diritto di difendersi per Israele.
Fra i numerosi report e le analisi di intelligence che al G7 hanno reso voluminosi i dossier delle delegazioni, si sono aggiunte nelle ultime ore anche le valutazioni sulle tensioni, i contrasti, ma anche il panico e l’atmosfera del si salvi chi può, che sta scuotendo la linea di comando degli ayatollah con i vertici sempre più decimati.
Un regime impotente sul piano militare di fronte ai massicci e sistematici bombardamenti israeliani e alla devastante pervasività del Mossad, il servizio di intelligence dello Stato ebraico, che ha letteralmente aperto un fronte offensivo all’interno della capitale iraniana e dell’intero paese.
L’analisi parte dalla constatazione che, oltre alla leggendaria efficienza dei servizi segreti israeliani, l’impatto della cosiddetta quinta colonna dell’Idf, che é riuscita ad infiltrare i gangli vitali della repubblica islamica, trova ampio riscontro nella resistenza quanto meno passiva delle donne, degli studenti, degli intellettuali iraniani che da decenni subiscono la feroce e asfissiante repressione del regime.
Dopo soli cinque giorni di attacchi israeliani a tutti i livelli, che hanno letteralmente azzerato le forze armate iraniane, decapitato i vertici militari e dell’intelligence, nonché la schiera degli scienziati nucleari, neutralizzato le basi di lancio dei missili, i radar, distrutto le infrastrutture energetiche e gli aeroporti, a Teheran si avverte una netta sensazione di sconfitta e di implosione imminente.
Uno scenario che vede il regime islamico molto esposto e senza capacità di difesa e di controattacco. Ed al centro di questo scenario di crollo totale vi sono i Pasdaran in grandissima difficoltà, perché odiatissimi della popolazione, considerati i sicari dell’ establishment clericale, al cui apice c’é l’ayatollah Khamenei, e soprattutto perché l’infiltrazione massiccia subita dal Mossad ha evidenziato la loro totale inaffidabilità.
