Voce baritonale ed eloquio pacato di chi pensa quel che dice e dice quel che pensa. Sempre misurato e concreto, Bruno Pizzul non amava i toni concitati sia nelle cronache – anche a due voci, di cui é stato pioniere – sia nelle analisi.
È stato la voce della Nazionale italiana dal 1986 al 2002, ma ha avuto la sfortuna di non vederla mai trionfare. Friulano doc ha avuto un destino parallelo, ma altrettanto di successo, rispetto ai suoi sogni.

Dopo i primi calci al pallone nella squadra della parrocchia, la Cormonese, diventa calciatore professionista e nel 1958 viene ingaggiato dal Catania. Poi gioca nell’Ischia e nell’Udinese, ma un infortunio al ginocchio lo costringe a interrompere la sua carriera calcistica e a ricominciare da capo.
“Speravo e sognavo. Poi capii che la mia passione era inversamente proporzionale al talento. Ero riuscito a laurearmi, insegnavo alla medie di Gorizia. La Rai di Trieste organizzò un concorso per programmista. Non si presentò nessuno e mi invitarono a partecipare in quanto giovane laureato”, racconta Pizzul in una delle sue ultime interviste.
