Le inedite elezioni quasi in parallelo fra la magistratura e la politica, per il rinnovo del Csm e del Parlamento, hanno assunto per le toghe una rilevanza cruciale, molto più profonda e significativa rispetto all’iniziale già considerevole rivoluzione culturale dell’entrata in vigore della riforma Cartabia.
L’epilogo ancora in progress del confronto fra le forze politiche conferisce al Consiglio Superiore della Magistratura che sarà eletto il 18 e 19 settembre dai quasi novemila magistrati italiani, il ruolo decisivo teorizzato da Piero Calamandrei per la salvaguardia delle prerogative costituzionali dei giudici, per le funzioni di autogoverno della magistratura e di rappresentanza del potere giudiziario nei rapporti con gli altri poteri dello Stato.
A cominciare dal baricentro dell’elezione dei 10 membri laici di Palazzo dei Marescialli che saranno eletti in proporzione alla nuova maggioranza politica, la rilevanza del nuovo Csm sarà fondamentale nell’ambito del prevedibile vulcano in eruzione del dibattito parlamentare e degli interventi del Governo sulle leggi e sulla riforma della Giustizia nel nostro Paese.
«Nel prossimo Csm il rinnovamento delle toghe va tradotto in pratica» ha sottolineato in una recente intervista rilasciata al quotidiano Domani Eugenio Albamonte, segretario di Area ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati.
Ai tantissimi candidati, 87 in tutto, corrisponde la frammentazione del voto e il disorientamento degli elettori per la nuova legge elettorale del Csm che introduce un sistema misto: nella quota di eletti tra i magistrati di merito, infatti, il maggioritario e il proporzionale si accavallano con un meccanismo senza precedenti nella storia della legislazione elettorale italiana:« Questo rende complicato far capire agli elettori il funzionamento del sistema ma anche pianificare le corrette strategie elettorali, anche perché i decreti attuativi che hanno fissato i collegi sono stati approvati all’ultimo» afferma sempre su Domani Angelo Piraino, Consigliere di Corte d’appello a Palermo e segretario generale di Magistratura Indipendente.
Nonostante correttivi e sorteggi l’impressione prevalente è che le correnti tradizionali riusciranno ugualmente a far eleggere i propri rappresentanti, tranne qualche indipendente che magari così indipendente in realtà non è come denuncia Albamonte: «Alcuni candidati sfruttano il marchio di indipendenti, ma hanno alle spalle rapporti storici sia con gruppi associativi che ex capocorrenti. Trovo che sia scorretto».
Per Mario Palazzi, uno dei candidati di punta di Area, «Dobbiamo, come magistratura, “rialzare la testa”, rivitalizzando l’orgoglio della nostra funzione a tutela dei diritti e a difesa dei valori fondanti dello Stato. La questione morale di tutti i magistrati, dentro e fuori il Consiglio, resta e deve restare una priorità che non sopporta annacquamenti».
Gli fa eco per Mi un altro candidato, il Pm palermitano Dario Scaletta secondo il quale «occorre riscoprire soprattutto all’interno della magistratura quell’umanità che ci consente di vivere la nostra professione con maggiore serenità e attenzione alle condizioni di lavoro, presupposti questi indispensabili per assicurare un servizio quantitativamente e anche qualitativamente adeguato a soddisfare la domanda di giustizia».
« A me pare per la prima volta una competizione quasi democratica e ‘aperta’» precisa Andrea Reale, Giudice per le indagini preliminari a Ragusa, rappresentante di ArticoloCentouno nel Comitato direttivo centrale dell’Anm.
« Le corazzate correntizie sono molto forti e schierate nella loro massima estensione. L’incognita dei sorteggiati sta iniziando a intricare. Secondo me qualche sorpresa potrebbe verificarsi» aggiunge Reale.
« Magistratura Indipendente ha scelto di provare ad essere competitiva sia nel maggioritario che nel proporzionale, candidando più persone in ogni collegio e collegando tra di loro i candidati in una lista, in modo da non sprecare nessun voto» spiega il segretario di Mi Piraino.
« Si può tentare di sparigliare i giochi ferrei delle correnti della magistratura? Si può, mettendo assieme sorte e coraggio», sostiene Monica Marchionni, Giudice di sorveglianza a Siracusa e candidata ex lege per assicurare la parità di genere.
« Sono stata sorteggiata e senza il sorteggio la Sicilia, in cui ci sono ben 4 corti di appello, non avrebbe avuto un candidato nella categoria giudicanti di merito – spiega Marchionni – e sento per la mia storia e quella della maggior parte dei miei colleghi, che svolgono il loro lavoro con coscienza, indipendenza e soggetti solo alla legge, l’impegno di contribuire a restituire alla Magistratura l’immagine che merita e la fiducia degli italiani».
«Programma ? Nessun programma preciso poiché ritengo fermamente che il Csm sia un organo tecnico non politico. L’unico programma è quello di applicare la legge come faccio da quasi 30 anni» risponde Monica Marchionni con un piglio che ricorda Calamandrei.