Il calibrato sistema di sondaggi del Washington Post evidenzia le concrete chance di vittoria di Kamala Harris. Nell’articolo, che sintetizziamo, il WP spiega nei dettagli tutte le variabili di quella che viene considerata la svolta delle presidenziali americane. Nelle ultime ore ad un comizio comune in Maryland, il Presidente uscente Joe Biden si è detto sicuro che Harris sarà una Presidente eccezionale e poi ha finto di non ricordare il nome del candidato repubblicano Trump, storpiando il nome in Donald Dump che significa discarica…
Molte cose sono cambiate nella corsa presidenziale nelle ultime tre settimane, secondo la media dei sondaggi del Washington Post.
Da quando il Presidente Joe Biden si é ritirato il 21 luglio e ha passato il testimone alla Vice Presidente Kamala Harris, la competizione elettorale per la Casa Bianca si é effettivamente invertita.
Non é esagerato affermare che se le elezioni presidenziali si tenessero oggi, secondo il nostro schema di sondaggi, Kamala Harris sarebbe al momento da considerarsi vincente.
Rispetto al giorno in cui Biden ha abbandonato, Harris ha guadagnato due punti percentuali a livello nazionale e, a partire da questa settimana, è in testa nella nostra media nazionale dei sondaggi.
Harris ha preso il comando in Wisconsin e in Pennsylvania, mentre in Michigan Donald Trump ha meno di un punto di vantaggio con una progressiva tendenza verso il pareggio.
Secondo il nostro modello di sondaggio, Harris sarebbe la preferita se gli elettori oggi andassero alle urne perché Harris ora ha più strade per la presidenza di Donald Trump, cioè é competitiva in più stati che potrebbero aggiungere fino a 270 voti o una vittoria del collegio elettorale.
Il nostro schema di sondaggi mostra che Kamala Harris ha due percorsi per un possibile successo: gli stati Rust Belt di Michigan, Wisconsin e Pennsylvania oppure gli stati Sun Belt di Georgia, Arizona e Nevada e Carolina del Nord, ma potrebbe vincere in entrambe le aree e assicurasi la Casa Bianca. Trump deve invece per vincere deve prevalere sia nella Rust Belt che nella Sun Belt.
È, ovviamente, importante ricordare che mancano ancora tre mesi al giorno delle elezioni e Harris é appena diventata la candidata presidenziale democratico. I sondaggi sono semplicemente un’istantanea temporanea e molto può cambiare tra ora e il giorno delle elezioni.
Ma non c’è dubbio che ci sia stata una svolta.
Prima del dibattito del 27 giugno fra Trump e Biden, la corsa presidenziale era abbastanza facile da descrivere: Biden era indietro, sia a livello nazionale che negli stati oscillanti, ma stava lentamente tornando alla ribalta. All’inizio di quest’anno, Biden era dietro Trump di 1,5 punti percentuali a livello nazionale, secondo la media dei sondaggi del Washington Post, pubblicati a giugno.
Ciò che seguì il dibattito furono cinque delle settimane più movimentate della storia politica recente: la catastrofica perfomance di Biden nel dibattito; un tentativo di assassinio di Trump; la scelta del vice Presidente repubblicano Vince; la Convention nazionale repubblicana e, al culmine, Biden che abbandona le elezioni presidenziali e lancia Kamala Harris.
Dopo il dibattito, la posizione di Biden nei sondaggi si é deteriorata abbastanza rapidamente. Ma ancora più importante, era indietro in ogni singolo stato oscillante.
Dopo il dibattito, la media dei sondaggi mostrava che la posizione di Biden negli stati della Sun Belt si era deteriorata al punto che Trump era avanti di cinque punti percentuali in stati come Georgia, Arizona, Nevada e Carolina del Nord. In Michigan, Biden era scivolato dietro Trump di più di tre punti percentuali.
Ma dopo che Harris é entrata in gara alla fine di luglio, la competizione elettorale é praticamente ricominciata. Rispetto ad altri aggregatori e modelli di sondaggi, il modello del The Washington Post ha impiegato un pò più di tempo per riflettere i cambiamenti che sono venuti con la candidatura di Harris. Questo perché abbiamo scelto di utilizzare solo i sondaggi di altissima qualità per il nostro modello, e non molti sondaggi rilasciati nelle ultime settimane hanno soddisfatto il nostro standard.
Secondo il nostro schema ora, Harris é in vantaggio e viene considerata leggermente favorita. Tuttavia, ci sono alcune note di avvertimento: il nostro modello di sondaggio é solo un’istantanea nel tempo e inoltre, i sondaggi possono sbagliare come abbiamo visto nelle ultime due elezioni presidenziali.
Secondo il nostro modello, tuttavia, Trump continua a guidare nella maggior parte degli stati e se si contano i voti elettorali che li si assegnano il candidato repubblicano arriva a 283 e Harris a 255. E la Casa Bianca si vince con 270 voti….
Il motivo per cui Harris é ora favorita é perché ha chiuso il divario con Trump negli stati di Sun Belt abbastanza da aprire una seconda strada alla presidenza.
Poiché i sondaggi hanno sottovalutato Trump nelle ultime due elezioni presidenziali, spesso associamo gli errori di voto a un potenziale vantaggio per i repubblicani. Ma è importante ricordare che gli errori di sondaggio possono andare in entrambe le direzioni. E un errore di dimensioni come quello del 2012 sarebbe ora sufficiente per mettere Harris sopra le righe.
L’altra ragione, più cruciale, per cui Harris é favorita é che il suo miglioramento nei sondaggi ha aperto una seconda strada sul campo di battaglia presidenziale e nel collegio elettorale. I sondaggi suggeriscono che, a differenza di Biden, non è più effettivamente legata alla Rust Belt – Pennsylvania, Michigan e Wisconsin – per raggiungere 270 voti elettorali. Vincere tutta l’Arizona, il Nevada, la Carolina del Nord e la Georgia sarebbe anche sufficiente per mettere Harris in cima e lei sta continuando a migliorare la sua posizione in quegli stati.
Il nostro modello conferma come già detto che Trump per rientrare alla Casa Bianca avrebbe bisogno di ottenere vittorie sia nella Rust Belt che nella Sun Belt, mentre Kamala Harris vincerebbe prendendo solo uno di quei due percorsi.
Per ora, il punto di svolta è questo.
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