Ironia della sorte, alla fine l’unico “capo” a lasciare veramente le carceri prima della scadenza del mandato è stato proprio Francesco Basentini, il dirigente del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Già procuratore aggiunto di Potenza, in carica dal giugno del 2018, scelto personalmente dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Basentini avrebbe rassegnato le dimissioni in seguito alle roventi polemiche suscitate dalla circolare del 21 marzo legata all’emergenza coronavirus in base alla quale gli avvocati dei boss mafiosi si sono affrettati a chiedere gli arresti domiciliari per rischio contagio.
Richieste che hanno fatto sfiorare la scarcerazione agli arresti domiciliari per i big della criminalità organizzata che stanno scontando valanghe di ergastoli, come Raffaele Cutolo.
Polemiche seguite a quelle per le recenti rivolte con 13 vittime nelle carceri di tutta Italia e che hanno investito anche il Ministro della Giustizia Bonafede.
La contromossa del Guardasigilli è stata la nomina del Vice Capo del Dap, il magistrato Roberto Tartaglia, che si insedierà domani e assumerà l’interim della guida del Dipartimento.
Per la successione al vertice del Dap, fra i vari nomi che si ipotizzano figura quello del magistrato Catello Maresca, Sostituto alla Procura Generale di Napoli.
La variante che potrebbe concretizzarsi è anche quella del “lascia e raddoppia” perché il più accreditato sulla base dell’esperienza resta Roberto Tartaglia e il suo potrebbe essere un insediamento pieno.
Originario di Napoli, attualmente consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, per dieci anni sostituto Procuratore della Repubblica a Palermo, stretto collaboratore del magistrato antimafia Nino Di Matteo, 38 anni, Tartaglia ha seguito direttamente indagini e processi legati agli assetti mafiosi più attuali.
In particolare, è stato delegato alla gestione di numerosi detenuti sottoposti al regime del 41 bis, fra questi: il defunto Salvatore Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Antonio, Giuseppe e Salvatore Madonia e Salvatore Lo Piccolo. Cioè gli esponenti del gotha di cosa nostra, che con i capi della ‘ndrangheta e della camorra, da alcune settimane incombono sui provvedimenti di scarcerazione disposti dai magistrati di sorveglianza per motivi di salute.