Draghi procedit, Di Maio exit. Il Premier va avanti come un rullo compressore, Di Maio dà l’addio ai 5 Stelle, avrebbero sintentizzato i latini. Sintesi che fotografa una sterzata, sottolineata dall’approvazione, con 219 voti favorevoli 20 contrari e 22 astenuti, della linea del governo, destinata a connotare insieme la mutazione genetica della maggioranza, la scissione ingloriosa dei 5 Stelle e le convulsioni politiche finali della legislatura.
Dopo una serie di cortine fumogene e fughe in avanti che hanno provocato tensione i grillini, alla fine, hanno approvato la linea governativa, così come del resto ha fatto la Lega che pure nel dibattito a Palazzo Madama ha sollevato dubbi e perplessità, salvo poi votare il disco verde a Draghi.
Il flash back del lungo pomeriggio di dibattito al Senato inizia con la relazione ferma e pacata del Premier Mario Draghi che vola talmente alto da non lasciare alcun appiglio ai grillini in mezzo al guado delle cascate dell’oblio in cui rischiano di precipitare con tutta la loro babele di contraddittorie posizioni sulla politica estera del governo.
“L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e i partner G7 per sostenere l’Ucraina. Ricercare la pace, superare la crisi: questo é il mandato ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa é la guida della nostra azione” ha affermato il Presidente del Consiglio, che ha precisato come la strategia dell’Italia si muova su due fronti, quello del sostegno all’Ucraina e delle sanzioni contro la Russia.
“Mosca – ha precisato il Premier – deve accettare di fermare le ostilità e sedersi al tavolo dei negoziati. Il conflitto rischia di creare una crisi umanitaria straordinaria, la situazione peggiorerà nei prossimi mesi”. Sul sostegno senza se e senza ma all’Ucraina, il Movimento 5Stelle ha invece sollevato tutta una serie di perplessità costringendo la maggioranza a una lunga trattativa sui termini della risoluzione finale che approva la relazione del Premier in vista del Consiglio europeo di giovedì.
Valutazione non condivisa dal Ministro degli Esteri ed esponente di primo piano del Movimento Luigi Di Maio che ha radicalmente smentito la linea del leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Una linea volta a mimetizzare il disastro elettorale dei grillini alle amministrative e ricercare un recupero mediatico attaccando la linea della politica estera del Governo. La stessa linea approvata tre mesi addietro. L’inconciliabilità delle posizioni all’interno dei 5 Stelle ha determinato l’accelerazione della scissione dell’ala dei grillini capeggiata da Luigi Di Maio.
Scissione in gestazione da mesi. Completata la raccolta delle firme per la formazione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato, che assumeranno la denominazione di “Insieme per il futuro”, Di Maio si appresta a formalizzare la decisione di uscire dal Movimento e sancire la fine dell’esperienza politica iniziata assieme a Beppe Grillo e a Gian Roberto Casaleggio nel 2009.
Eletto parlamentare nel 2013, a 26 anni, è stato il più giovane vicepresidente della Camera dei Deputati ed ha ricoperto successivamente l’incarico di Vice Presidente del Consiglio e contemporaneamente Ministro dello Sviluppo e del Lavoro e dal 2019 di Ministro degli Esteri e della Cooperazione.
L’obiettivo minimo di Luigi di Maio è raggiungere “quota 45” fra deputati e senatori. A Montecitorio si punta a riunire 35 deputati, mentre a Palazzo Madama il titolare della Farnesina intende raggruppare almeno 10 senatori.
A Montecitorio i nomi che circolano sono quelli di 27 deputati: Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Elisabetta Barbuto, Iolanda Di Stasio, Alessandro Amitrano, Elisa Tripodi, Laura Castelli, Tiziana Ciprini, Manlio Di Stefano, Nicola Grimaldi, Dalila Nesci, Simone Valente, Andrea Giarrizzo, Marianna Iorio, Marialuisa Faro, Roberta Alaimo, Pasquale Maglione, Luciano Cadeddu e Margherita Del Sesto.
Al Senato, invece, sarebbero pronti all’addio in 13: Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Antonella Campagna, Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Simona Nocerino, Francesco Castiello, Gianmarco Corbetta, Cinzia Leone, Pietro Lorefice , Vincenzo Santangelo, Sergio Vaccaro, Daniela Donno.
Per Di Maio é la fine di una lunga storia politica, iniziata con Roberto Fico e Beppe Grillo e successivamente proseguita con Giuseppe Conte, dai quali ora si separa nettamente.
Capovolgendo il senso di una frase di Fëdor Dostoevskij si potrebbe dire che “È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui ci si contrappone”.
.