Assediata dalla politica, sottoposta ad attacchi incrociati di governo e avvocatura, alla vigilia di uno sciopero nazionale, la magistratura con qualche distinguo di corrente si compatta ed il Plenum del Csm presieduta dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nomina a larga maggioranza Pietro Gaeta nuovo Procuratore generale della Corte di Cassazione, il vertice delle toghe requirenti, che il 10 marzo subentrerà a Luigi Salvato giunto per limiti d’età alla scadenza del mandato.
A favore del neo Procuratore generale votano i Consiglieri di Area, Unicost, Md, gli indipendenti Andrea Mirenda e Roberto Fontana, i laici di centrosinistra e 3 dei 7 esponenti togati di Mi, per un totale di 20 voti. Mentre per Fimiani hanno votato i cinque laici di centrodestra e 4 consiglieri di Mi, Mazzola, Nicotra, Scaletta, Marchianò.
La spaccatura di Magistratura indipendente non passa inosservata perché mette in imbarazzo l’appena eletto Presidente unitario dell’Anm ed esponente di spicco di Mi, Cesare Parodi, pronto a dialogare con l’esecutivo ma intransigente fautore dello sciopero.
Originario di Reggio Calabria, 67 anni, vicino al gruppo progressista di Magistratura democratica, Gaeta é attualmente uno dei sei avvocati generali della Suprema Corte, i vice del Procuratore Generale.
Il voto per Pietro Gaeta da parte dei consiglieri togati di tutte le componenti dell’Anm ed i pochi voti dei dissidenti di Mi, dei laici del centrodestra per l’altro candidato Pasquale Fimiani, anch’egli avvocato generale alla Suprema Corte, sostenuto in Commissione incarichi direttivi solo dalla consigliera Claudia Eccher, della Lega, a fronte degli altri 5 consensi per Gaeta, ha delineato la contrapposizione politica esistente nel paese fra politica e magistratura. 
Una contrapposizione di “sostanza”, per il ruolo di massima responsabilità che il Procuratore Generale della Cassazione riveste, un incarico con competenze fondamentali, tra cui: l’azione disciplinare sui magistrati, esercitata congiuntamente al ministro della Giustizia; l’intervento nei giudizi di legittimità, con facoltà di presentare ricorsi nell’interesse della legge; il coordinamento dell’ufficio requirente più alto della magistratura.

Un ruolo cardine per l’ordine giudiziario alla vigilia di un travagliato sciopero con assemblee e flash mob, in toga e coccarda, in tutti i distretti giudiziari contro una riforma della giustizia ritenuta irricevibile dall’Anm.
“La magistratura é sana e si impegna, tutti i giorni. Noi lavoriamo per il cittadino… Mi chiedo: perché questo accanimento contro i giudici? …Cosa dobbiamo fare di più, ammazzandoci di lavoro, dalla mattina alla sera? Venite a vedere come vive un magistrato, giudicante o requirente. Per noi non esiste sabato, domenica o estate. Perché manca la fiducia del cittadino a fronte di tanti sacrifici?” si chiede in una intervista esclusiva rilasciata ad Elvira Terranova dell’Adnkronos, la Procuratrice Generale di Palermo Lia Sava.
Intervista sulla disastrosa situazione degli organici giudiziari e amministrativi, che assieme a numerose prese di posizione é destinata a puntualizzare i tanti motivi delle protesta che fanno vivere con una certa ansia la notte prima dello sciopero dei magistrati.
Un’ansia mitigata dalle brevi ma significative parole del Presidente Mattarella che al Plenum del Csm ha auspicato che il Consiglio Superiore della Magistratura possa “Assicurare la irrinunziabile indipendenza dell’ordine giudiziario e contribuire alla serenità della vita istituzionale”
“Ma che tipo di sciopero é questo? E qual è il suo fine ultimo?” Scrive Nello Rossi, direttore di ‘Questione giustizia’, rivista di Magistratura democratica. E spiega: ”Non é uno sciopero per ragioni economiche. Al termine dell’astensione l’unico effetto finanziario sarà la trattenuta nella busta paga dei magistrati. Non è uno sciopero che punta sui disagi provocati ai cittadini per influire sui decisori politici. Anche se alcuni disagi saranno inevitabili, l’astensione sarà circondata da molti limiti e farà salve tutte le procedure di urgenza ed i procedimenti riguardanti la libertà personale. Infine non é uno sciopero contro il Parlamento, che rimane interlocutore privilegiato e primo destinatario delle argomentazioni critiche del progetto di revisione costituzionale”.

Lo sciopero dei magistrati é un allarme solenne sugli effetti gravemente negativi della riforma, aggiunge Nello Rossi che precisa come “per giudici e p.m. lo sciopero sia un mezzo estremo, al quale, nella storia repubblicana, si é fatto ricorso solo in momenti eccezionali, quando sono stati messi a repentaglio principi e valori di fondo di una giustizia indipendente. E’ quanto si rischia oggi – conclude il direttore di Questione giustizia – con l’umiliante proposta di sorteggiare i componenti del Csm e del giudice disciplinare, resuscitando corporazione e gerarchie, e con la prospettiva di smembrare in due l’organo di governo autonomo della magistratura”.
Non solo proteste, comunque, ma anche proposte. “ Lo sciopero dei magistrati sarà una giornata d’incontro con i cittadini non sarà una semplice astensione dal lavoro e molti magistrati dovranno lavorare perché il codice di autoregolamentazione impone di trattare le urgenze per i casi urgenti” afferma il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Rocco Maruotti.

Ma l’argomentazione più efficace ed immediata é quella espressa al Corriere della Sera dal Procuratore della Repubblica di Palermo: ”E’ una riforma della magistratura, non della giustizia e non risolve nessuno dei veri problemi della giustizia”.