5 Stelle, eclissi e tramonti. Paure e mani avanti. Lo spauracchio del lunedì nero dei risultati delle regionali e del referendum non fa dormire leader e parlamentari.
Con una netta differenza. I mal di pancia che fanno presagire gli spasmi delle coliche elettorali riguardano esclusivamente i partiti della maggioranza e il Governo.
Nel centro destra invece è in corso una sorta di mobilitazione nazionale da parte di parlamentari uscenti, lobby di partito e candidati entranti, per testare e prenotare i vari collegi sicuri o contendibili sulla base dei riflessi diretti e indiretti delle proiezioni su Camera e Senato dell’esito del voto di domenica e lunedì.
Con una netta prevalenza dei Giorgia Meloni boys, Fratelli d’Italia e Lega stanno inoltre selezionando gli esponenti di maggior peso di Forza Italia, e anche dei M5S, che chiedono di conoscere le chance per ricandidarsi fra le loro fila.
Il magma incandescente del vulcano in eruzione delle regionali e del referendum, preme soprattutto sotto la crosta del Movimento 5 Stelle, che Luigi Di Maio si sforza di far apparire coesa.
Uno sforzo vanificato dall’ipotesi di voto disgiunto dell’elettorato 5 Stelle alle regionali, in particolare in Toscana e Puglia, per tentare di scongiurare la débâcle dei candidati del Pd in difficoltà di fronte all’arrembaggio del centrodestra.
La sola teorizzazione del voto disgiunto certifica l’ipocrisia, il fallimento ed ora il boomerang della scelta, per esclusivi fini di leadership interna ai 5 stelle, di non allearsi col Pd e presentare candidati unitari e vincenti.
Ma l’effetto peggiore è rappresentato dalla constatazione che, ancor prima dei risultati di lunedì, i 5 Stelle risulteranno in ogni caso straperdenti.
Figureranno infatti come il partito che subisce il crollo maggiore di voti e in ogni caso saranno additati come i principali responsabili della probabile sconfitta, complessiva o parziale, della maggioranza di governo.
Se poi allo tsunami delle regionali dovesse aggiungersi anche la sconfitta del Si al referendum, per i 5 Stelle sarebbe davvero un capolavoro di suicidio politico. Una sorta di auto vaffa…
E per i grillini si aprirebbe una fase di disintegrazione politica.