La caccia della discordia“Ogni volta che vedo la fotografia di un cacciatore che sorride mostrando la sua vittima, resto sempre impressionato dalla schiacciante superiorità morale ed estetica dell’animale morto rispetto a quello vivente.” Quante volte si ripeterà, a partire da domenica 18 settembre,alla riapertura della caccia,la scena descritta dallo scrittore americano Edward Abbey?
Almeno una volta per ciascuno dei circa 620.000 cacciatori italiani che imbracceranno i fucili e inaugureranno una nuova stagione venatoria che – denuncia la Lav , la Lega antivivisezione – tornerà a mietere centinaia di milioni di vittime animali. Per essere precisi, quasi mezzo miliardo gli animali selvatici che, in tutta Italia, i cacciatori possono legalmente uccidere nel corso della stagione venatoria, che si protrarrà fino al 31 gennaio. I dati diffusi dalla Lav si riferiscono a quattro Regioni campione, per le quali gli ambientalisti hanno effettuato l’analisi dei calendari venatori, dei carnieri giornalieri e stagionali e del numero di cacciatori abilitati: Veneto, 10.350.000 capi abbattuti; Lombardia, 84.892.034; Toscana, 37.740.000; Sicilia, 30.780.000. La stagione della caccia in alcune Regioni si apre con leggi e norme regionali in antitesi con la legge nazionale o, addirittura, bocciate dalla Corte Costituzionale. E’ quanto accade, ad esempio, in Toscana e in Liguria dove le nuove norme sul tesserino venatorio e sul conteggio degli animali uccisi dai cacciatori contrastano con ciò che impone la legge nazionale. Mentre in Abruzzo, il Tar ha annullato la delibera del calendario venatorio della giunta regionale e almeno per settembre non si caccia.