Sconvolto dai colpi di virus e dalle emergenze reali o indotte, il lungo inverno della politica rischia di ingessare istituzioni e democrazia parlamentare.
Una progressiva doccia gessata di dPCm, d.lgs. Nadef, Dpef, Recovery plan ed una raffica di acronimi indecifrabili per i cittadini, condiziona e rallenta anche l’ultimo vivace confronto fra le forze politiche innescato da referendum e regionali sulla necessità di varare la legge elettorale e coagulare alleanze amministrative e nuove maggioranze parlamentari.
L’effetto più preoccupante di questo inverno della politica è la sottile mutazione genetica istituzionale di un Paese alla perenne ricerca di stabilità.
“I colpi di stato non si fanno soltanto con i carri armati….”. Sono passati più di 40 anni da quando un giovane, ma già saggio esponente politico palermitano pronunciò questa frase sibillina in uno dei momenti più tragici, e purtroppo ancora senza verità e giustizia, della storia della Repubblica: il groviglio dei delitti di Aldo Moro e di Piersanti Mattarella.
Pur con tutte le storiche differenze di situazioni e soprattutto di spessore dei protagonisti, il flash back fa riaffiorare i brividi e lo sgomento mai dimenticati di allora, per gli intrecci palesi e occulti dell’emergenza sanitaria e la situazione politico economica e parlamentare che sta attraversando il Paese.
Anche se è evidente che non c’è, e non vi potrà mai essere alcun golpe istituzionale latente, mimetizzato da colpo di virus, se non altro per il massimo livello di garanzia costituzionale assicurato personalmente al Quirinale dal Presidente della Repubblica, il vortice delle difficoltà e delle scelte sempre più delicate, essenziali e urgenti, rischia di destabilizzare i già precari equilibri politico istituzionali del Governo.
Alla sostanziale indeterminatezza dei rapporti con Stati Uniti e dei giri di valzer sul ghiaccio con Cina e Russia, si aggiunge infatti il piano fortemente inclinato sul quale l’Italia si trova nei confronti dell’Europa e il marasma politico e burocratico che sta determinando una ingovernabilità di fatto.
La radiografia del quadro generale evidenzia tutti i tentativi di giustificare un definitivo via libera al G5 cinese e ai rapporti con Mosca, nonché la propensione dell’attuale Governo ad instaurare contemporaneamente impossibili correlazioni paritarie con Washington, Pechino e il Cremlino.
Il piano inclinato con l’Europa espone l’Italia ad una situazione di crescente difficoltà, aggravandone i rischi di collasso economico.
Oltre che per l’enorme debito pubblico, bisogna riconoscere che l’Italia è svantaggiata in Europa soprattutto per la mancanza di un Governo autorevole e con credibilità internazionale e per l’assenza di una concreta prospettiva di riforme.
Sul fronte ancora più drammatico dell’emergenza coronavirus, il Paese è sostanzialmente sospeso nel vuoto.
Il retroscena in progress più oscuro, e per molti versi inquietante, sul quale si stanno addensando vari interrogativi, riguarda la ricostruzione: chi la guiderà e con quali criteri deciderà e distribuirà le diverse migliaia di miliardi destinate a industrie ( quali ?) settori produttivi (come?) aziende e enti pubblici ( perché?) Regioni, Comuni, enti locali ( con quali garanzie di utilizzazione e rendicontazione?) .
Non a caso Montesquieu sosteneva che “Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e sotto il calore della giustizia.”
Il countdown, il conto alla rovescia per scongiurare l’avvitamento ruota attorno a quattro protagonisti: Giuseppe Conte, Pd, 5 Stelle, Centro destra.
Il Premier ha bisogno di tempo e di soluzioni concrete per superare l’emergenza. L’obiettivo è quello di coagulare attorno a se un rassemblement politico, che possibilmente assorba i grillini, e presentarsi alle politiche come l’artefice della salvezza del Paese.
Il Partito Democratico è alla ricerca della propria anima: liberal socialista, ambientalista, post comunista e cattolico progressista filo Papa Francesco, tendenza Sant’Egidio. Fino adesso il Pd ha lucrato sulla fortuna di un segretario, Nicola Zingaretti, che non ha perso un’elezione. Ma gli scenari si prospettano decisamente più difficili e delicati: legge elettorale, Quirinale, politiche. Basterà l’Opa politica sui 5 Stelle per assicurarsi il ritorno a Palazzo Chigi e al governo della Capitale e delle principali città ? E qual è l’obiettivo personale di Zingaretti ?
I 5Stelle è come se fossero in mezzo ad un guado in prossimità delle cascate del Niagara. I sondaggi attuali li accreditano di un residuo 12/15 per cento, che tuttavia è esposto a una progressiva erosione. Per gli attuali vertici (quali?) non rimane quello che in Borsa viene definito il trading intraday, cioè la realizzazione del massimo profitto a brevissimo termine….
Il Centrodestra a livello di trend elettorale complessivo non è messo male, ma deve risolvere il non facile nodo dell’eventuale cambio in corsa della leadership. Con Salvini rischia di perdere, mentre con Giorgia Meloni le chance di vittoria sulla probabile coalizione Pd-sinistra- 5 Stelle sarebbero notevolmente maggiori. Sullo sfondo resta inoltre la residua forza elettorale di Berlusconi e di Forza Italia, che col Cavaliere in lista sfiorerebbe il 10% . Senza si frazionerebbe fra Lega e Fratelli d’Italia.