by Maggie S. Lorelli
Che rebus esistenziale e infinito l’amore. L’uomo moderno, selfista e culturista del sé, è ancora propenso a innamorarsi? I social network amplificano la tendenza narcisistica, e il capitalismo globalizzato impone gerarchie di valori improntate al materialismo e all’individualismo (i single rappresentano il 33% della popolazione e sono in costante aumento, e la famiglia unipersonale rischia di soppiantare quella tradizionale), mentre l’amore implica altruismo e condivisione.
“Indubbiamente lì dove a prevalere sono il narcisismo e l’individualismo è più difficile che le persone possano innamorarsi e amare”, spiega Grazia Attili, Professore Ordinario di Psicologia Sociale, Professore Emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma e autrice di “Attaccamento e Amore”, “L’ Amore Imperfetto” e “Il Cervello in Amore”, editi per Il Mulino.
“Amare vuol dire accettare di poter dipendere da un’altra persona – continua – e accettare che quella dipende da noi. Significa essere “sensibili e responsivi”, ovvero avere la capacità di riconoscere i segnali di sconforto dell’altro e di rispondere con prontezza confortando, aiutando, coccolando. Significa utilizzare la propria attenzione per cogliere le sfumature del comportamento di chi ci sta vicino e cercare di mettersi subito in sintonia. L’amore implica un caregiving reciproco. Innamorarsi significa perdere il controllo razionale delle proprie reazioni e idealizzare il partner: il contrario del narcisismo. I narcisisti idealizzano se stessi e non provano nessun interesse per quello che sentono gli altri. Vogliono solo essere ammirati e non certo ammirare un’altra persona.”
Lei è una psicologa evoluzionista. L’amore è un’esigenza biologica funzionale al successo riproduttivo o un anelito spirituale?
L’amore è da ricondurre alla necessità biologica di mantenere insieme due adulti che si prendano cura di un piccolo che alla nascita è completamente immaturo e ha bisogno di cure e protezione per tempi lunghi. Ai primordi della nostra specie le donne, sfiancate dalla gravidanza e dall’allattamento, non potevano prendersi cura di un piccolo da sole. Dovevano tenere legato a sé un uomo che le aiutasse. Solo così potevano far crescere un figlio e condurlo all’età adulta in modo tale che lui potesse, a sua volta attraverso i suoi figli, propagare le caratteristiche genetiche della madre.
Trattandosi di una funzione biologica, se una donna non è più in età per avere figli o non li desidera, l’amore rimane un’esigenza dell’animo umano o se ne può fare a meno?
Dobbiamo tener presente che l’amore, una volta divenuto parte dei nostri assetti genetici, prescinde dall’esito per cui è emerso. Quindi si prova amore anche se non si vogliono figli, se non si è in età per averli, o se si è omosessuali. E’ un’esigenza imprescindibile dell’animo umano.
Vedo intorno a me sempre più donne deluse dall’amore, a causa delle difficoltà relazionali con l’altro sesso, e uomini alle prese con un’evidente fragilità emotiva, consapevoli di non riuscire più a soddisfare le esigenze femminili. Da dove nascono queste due diverse tendenze?
Nelle donne sopravvive una tendenza biologica ad essere più centrate sull’amore e a scegliere uomini più forti, dotati di risorse economiche e di potere. Da un punto di vista evoluzionistico gli uomini, a loro volta, cercavano di porsi come maschi alpha. Ai giorni nostri si sta verificando un paradosso: le donne vogliono la parita’, ma conservano a livello profondo il bisogno di cercare qualcuno che le protegga. Gli uomini si vedono spiazzati e confusi perché non sanno più quale comportamento sia più accettabile per le donne. Essere alla pari e mostrarsi fragile o essere il più forte? E le donne non si rendono conto dei loro stessi comportamenti contraddittori e rimangono deluse.
Sgomberiamo il campo dalla confusione sull’annoso binomio innamoramento e amore alimentata dallo stesso Freud che scriveva: “Dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare”. L’amore è lo stato di ebbrezza da subbuglio ormonale o la sensazione di tranquillità che deriva da una relazione stabile?
L’amore è un percorso a tappe forzate che prevede varie fasi: l’innamoramento, la passione, l’amore vero e proprio, l’attaccamento della vita quotidiana. Tutto il percorso è amore, tutto il percorso è un percorso di attaccamento. Un legame di coppia prevede continue trasformazioni e l’emergere di emozioni diverse in ogni fase. Non è possibile rimanere dopati a lungo, non vi è una incompatibilità tra amore e desiderio, ogni emozione compare al momento giusto!
Lei descrive in “Il cervello in amore” la fase in cui si assiste allo scatenamento dei neurotrasmettitori e ci si sente come dei cocainomani, a causa dell’alto tasso di feniletilamina, che si ritrova non a caso anche nel cioccolato. Una volta svelato il mistero scientifico dell’amore, si è meno propensi a lasciarci andare?
Se ci piace la torta al cioccolato, ci piacerà di meno se ne conosciamo la ricetta?
Lei scrive in “Attaccamento e amore” che due anni sono un lasso di tempo cruciale per decretare che una storia d’amore è compiuta, perché presenta i quattro aspetti dell’amore vero: effetto mantenimento del contatto fisico, effetto rifugio sicuro, effetto ansia da separazione e effetto base sicura. Col tempo alcuni di questi aspetti vengono meno, subentra l’abitudine, l’assenza di desiderio e talvolta la noia. L’uomo è tendenzialmente monogamo o infedele?
La tendenza alla monogamia si è selezionata perché i piccoli crescevano al meglio in un rapporto monogamico. Ma si è allo stesso tempo infedeli perché anche l’infedeltà contribuisce al successo riproduttivo. Questo non vuol dire che in un rapporto monogamico debbano per forza emergere l’abitudine e la noia. Nelle relazioni felici le persone, in un rapporto duraturo, hanno una continua curiosità per i cambiamenti dell’altro/a e non si annoiano.
L’amore è una condizione ambigua, perennemente in bilico fra euforia e ansia. A volte in età adulta, se si sono subite molte delusioni, si rinuncia ad amare e si è meno disponibili a nuove relazioni per paura di soffrire. Questo è frequente soprattutto nelle donne che hanno superato gli anta, che si chiedono “Ma chi ce lo fa fare?”
L’amore è gioia e sofferenza. Lo sanno tutti coloro che almeno una volta nella vita si sono innamorati! Le donne che rinunciano ad amare non lo fanno per la paura di provare questa gioia e questa sofferenza, ma perché hanno paura di essere abbandonate. E questo è più vero per quelle che hanno una struttura di personalità insicura.
Uomini e donne: due mondi paralleli riguardo al modo di intendere l’amore. Le differenze, come lei ricorda in “Il Cervello in Amore”, sono dovute in particolare a due diversi percorsi evoluzionistici, oltre che a diverse connessioni neuronali. Questo genera molti equivoci e una diffusa insoddisfazione nella donna che spesso pretende di “cavare sangue da una rapa” con uomini con un’intelligenza emotiva meno sviluppata. Come si possono conciliare questi due diversi modi di amare?
Il cervello delle donne ha un funzionamento diverso da quello degli uomini. E’ sbagliato e “neurofemminista” ritenere che le differenze siano da ricondurre solo all’impatto della cultura. La selezione naturale ha operato in modo da far accedere le donne al sistema limbico e all’emisfero di destra più di quanto accada agli uomini, così che sono centrate sulle emozioni. Riconoscere le emozioni dei figli e del partner era funzionale alla sopravvivenza dei figli e quindi alla possibilità di avere attraverso essi replicazione genica. Uomini e donne, per superare le loro insoddisfazioni, in un rapporto di coppia, devono imparare l’uno la lingua dell’altro e accettare le differenze; capire che i loro due mondi interiori sono complementari e non in opposizione l’uno con l’altro.
Il prototipo di ogni relazione è il rapporto primordiale con la propria madre o con la figura primaria di attaccamento sulla quale si è stati improntati. Ciò significa che si tenderà nella vita a essere seriali nella ricerca di cloni di quella figura e a mettere in atto una coazione a ripetere atteggiamenti e errori?
La qualità della relazione con la madre porta alla costruzione dell’immagine che ognuno ha di se stesso, alle aspettative che si hanno su se stessi e sugli altri. Saranno queste aspettative a fare da filtro nel processo di elaborazione delle informazioni che vengono da un’altra persona. E su questa base si finisce con il cercare come compagno/a qualcuno che confermi l’immagine che già si ha di se stessi. Ecco la coazione a ripetere! Si ripete un copione collaudato!
Il corteggiamento è un passaggio fondamentale dell’amore. Lei in “Attaccamento e amore” cita la scena del film “Provaci ancora, Sam!” in cui Woody Allen viene guidato da un immaginario Humphrey Bogart, nel ruolo dell’eterno seduttore nel corteggiamento volto a conquistare Diane Keaton. Descrive un gioco di prossemica, parole senza senso, risate, complimenti, avvicinamento fisico: modalità di approccio che rappresentano un copione collaudato in millenni di storia umana, e che nell’epoca social sta rapidamente cambiando, snaturandosi e falsandosi. Può esistere amore senza corteggiamento?
Il corteggiamento viene fatto anche attraverso le chat. E’ solo più breve e rapido. Non credo che i criteri siano falsati. In tempi brevi gli uomini capiscono se una donna è eccessivamente disponibile e quindi evitano di coinvolgersi in una relazione duratura, e le donne capiscono se quell’uomo è davvero interessato ad un rapporto di amore e non di solo sesso. Certo ora accade più frequentemente che le donne manchino delle competenze relazionali legate al proprio sesso, quelle che si acquisiscono durante lo sviluppo e che iniziano in una relazione affettivamente sicura con la propria madre. E non riescono a individuare i segnali dell’altro che garantiscano un reale interesse. Ma questo accade anche nelle interazioni reali, non solo in chat.
C’è un equivoco di fondo in tema di corteggiamento. Gli uomini, quando a loro conviene, prendono per buono il discorso della parità, per esempio quando si tratta di offrire una cena al ristorante, e non osano modalità seduttive tradizionali temendo di apparire ridicoli. Mentre le donne, pur rivendicando la parità su tutti i fronti, non disdegnano un approccio più classico se questo vuol dire essere oggetto di attenzioni, sorprese, regali o galanterie come vedersi aprire la portiera dell’auto o porgere il soprabito. Il romanticismo è out?
E’ il paradosso della vita moderna: le donne vogliono la parità e alcune persino si offendono davanti alle galanterie; allo stesso tempo le galanterie le desiderano. E gli uomini sono sempre più confusi. Le donne dovrebbero prendere consapevolezza di quello che desiderano e dovrebbero saper indirizzare i segnali giusti. Gli uomini, d’altro canto, potrebbero capire che per le donne la parità non significa rinunciare all’essere protette dal proprio partner . Parità non significa essere uguali.