«Il Csm é chiamato ad assicurare la massima credibilità alla magistratura, con decisioni sempre assunte con senso delle istituzioni», all’indomani dell’inequivocabile richiamo scandito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sede del Consiglio Superiore, come prima e più di prima, il Csm unitario e diviso sulle nomine torna al centro delle polemiche incrociate fra magistratura e politica.

A riproporle l’ulteriore voto decisivo del Vice Presidente Fabio Pinelli, che secondo le componenti di Magistratura Democratica e di Area democratica per la giustizia, “recede dal suo essenziale ruolo di garanzia”. Il riferimento riguarda il voto decisivo di Pinelli che ha determinato la nomina del Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria.
“Dopo la Procura di Firenze e la presidenza della Corte d’Appello di Catanzaro, nuovamente il vicepresidente recede dal suo essenziale ruolo di garanzia, incidendo in modo decisivo sugli esiti delle nomine, con preferenze che si allineano sempre a quelle dei consiglieri laici espressi dalla maggioranza parlamentare” sostiene una nota dell’esecutivo di Md, che aggiunge: ”quale Consiglio superiore contribuisce a costruire questa prassi del vicepresidente? L’attualità ci dimostra che il rischio dell’interferenza della politica arriva da tutt’altra direzione, segnatamente in questo caso da una figura che dovrebbe essere di garanzia”.
