Stabilità ed assi nella manica. La radiografia dei numeri del terzo scrutinio svela agibilità e pontenzialità politica delle svolte possibili. I 125 voti di Mattarella, i 114 del think tank di Fratelli d’Italia Guido Crosetto i 52 di Casini ed i 19 di Giorgetti messi in relazione con le schede bianche (411) quasi dimezzatesi rispetto alla prima votazione, e rapportati al numero dei grandi elettori del centrosinistra del gruppo misto e del centrodestra, evidenziano la potenziale rielezione, al quarto scrutinio, del Presidente Sergio Mattarella o la prevalenza dell’ex Presidente della Camera con una maggioranza semplice superiore ai 505 voti necessari.
Decisivi i voti del gruppo misto, di Italia Viva di Matteo Renzi e della galassia dei 5 Stelle. Una parte consistente dei grillini più che su Casini sarebbe nettamente orientata su Mattarella. E a questo punto il centro sinistra potrebbe calare l’asso e schierare ufficialmente il nome dell’attuale Presidente della Repubblica .
Constatata l’impasse istituzionale provocata dalla crisi verticale che sta frammentando chi più (i 5 Stelle), chi meno (il Pd), il muro contro muro fra gli schieramenti ed il rischio evidente di bruciare Mario Draghi, nonostante la ripetuta e costituzionalmente argomentata indisponibilità ad un secondo mandato, il Capo dello Stato uscente non potrebbe che prendere atto della ampia volontà del Parlamento e accettare una conferma di garanzia costituzionale.
Se non altro per non privare il Paese della necessaria imparzialità, resa indispensabile dalla crisi pandemica, dall’attuazione del recovery plan con Mario Draghi a Palazzo Chigi e dalla delicata transizione fra l’attuale Parlamento e le nuove Camere con un numero ridotto di deputati e senatori: da 630 a 400 a Montecitorio e da 315 a 200 a Palazzo Madama.

E’ la conferma della cosiddetta teoria della relatività costituzionale dell’interesse nazionale, che accomuna Mattarella e Draghi, per la permanenza dei quali alla Presidenza della Repubblica e alla guida del Governo rimbalza da mesi una standing ovation internazionale senza precedenti.
Una premiership e una Presidenza della Repubblica, quelle di Draghi e Mattarella ritenute dall’Europa, da Washington, Londra e da tutte le altre capitali, essenziali per un’Italia che sta faticosamente uscendo da una crisi pandemica e economica concentrica.
