Primi terribili riscontri agli allarmi inascoltati degli scienziati sui rischi di collasso dell’ecosistema del Pianeta. Scoperte in mare aperto delle ‘zone morte’ dove la vita è pressoché impossibile.
Si tratta di una vasta area dell’Oceano Atlantico, al largo delle coste dell’Africa occidentale, con livelli di ossigeno talmente bassi da impedire la sopravvivenza dei pesci e all’interno della quale riescono a vivere solo alcune specie di microorganismi.
A osservare il ‘Mare mortum’ i ricercatori guidati da Johannes Karstensen, dell’Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel in Germania, il cui lavoro è pubblicato sulla rivista Biogeosciences.
Fino ad ora le uniche, ma molto circoscritte, zone morte conosciute erano quelle nei pressi dei litorali dove i fiumi sversano in mare fertilizzanti e altre sostanza chimiche, scatenando la crescita di alghe. Quando queste muoiono cadono sui fondali e vengono decomposte dai batteri, che consumano tutto l’ossigeno. Ad evidenziare il sensibile innalzamento dell’allarme internazionale è stata la recente ed inedita convocazione, a Berlino, da parte della Cancelliera Angela Merkel, dei vertici delle Accademie Scientifiche dei Paesi più industrializzati per acquisire analisi, valutazioni e indicazioni sulle criticità che minacciano il Pianeta.
Gli impressionanti riscontri forniti dalle élite scientifiche della:
- Royal Society of Canada
- Académie des Sciences
- German National Academy of Sciences Leopoldina
- Accademia Nazionale dei Lincei
- Science Council of Japan
- Royal Society UK
- National Academy of Sciences USA
saranno posti dalla Cancelliera Merkel direttamente all’attenzione dei Capi di Stato e di Governo del G7 in programma il 7 e 8 giugno a Schloss Elmau, in Germania.
L’allarme degli scienziati è tanto concreto quanto dettagliato e riecheggia il famoso, ma purtroppo inascoltato, “Rapporto sui limiti dello sviluppo” elaborato nel 1972.
Le criticità più urgenti riguardano in particolare il rischio di collasso degli oceani e la resistenza agli antibiotici delle malattie infettive. Allarma soprattutto il proliferare delle epidemie e delle malattie tropicali dimenticate, che colpiscono miliardi di persone, principalmente nei paesi più poveri dove sono carenti i trattamenti e le terapie.
Fra i “flagelli” che più fanno stragi figurano l’ebola, la dengue, la lebbra, le cecità del fiume (provocata da un parassita, l’Onchocerca, che colpisce la pelle e gli occhi). Queste malattie sono endemiche in 149 paesi e rappresentano le più pericolose fra le emergenze mondiali.
Per scongiurare il devastante degrado degli Oceani gli scienziati evidenziano l’assoluta necessità di bloccare l’inquinamento causato dagli scarichi di residui della produzione e lavorazione di metalli pesanti, rifiuti plastici, residui di fertilizzanti per l’agricoltura ed emissioni che provocano l’acidificazione delle acque.
Perché, questo il monito lanciato dalla scienza ai governanti del Mondo, l’Apocalisse è davvero dietro l’angolo dell’umanità.