Futuro eco-sostenibile: due parole, venti lettere, che sintetizzano le chances di sopravvivenza dell’umanità. Un futuro che rischia di infrangersi sui paradossi dell’Expo.
La maggior parte dei 130 paesi che partecipano all’Esposizione Universale di Milano 2015, incentrata sul tema “Nutrire il Pianeta”, contribuiscono infatti ad inquinare e, quel che è peggio, in alcuni casi sono i protagonisti dell’avvelenamento del Mondo. Superfluo fare nomi, lanciare j’acuse. Basta scorrere le statistiche globali, note da decenni, delle letali insidie sanitarie e ambientali, dei veleni, delle sofisticazioni e delle micidiali trappole alimentari che finiscono sulle tavole dei consumatori.
Statistiche ed elenchi che declassano a semplice battuta uno dei più significativi proverbi cinesi: “mangiare è uno dei quattro scopi della vita… quali siano gli altri tre, nessuno lo ha mai saputo”.
Secondo le classificazioni dell’EFSA (EuropeanFood Safety Authority) e i controlli di Nas, Veterinai, Coldiretti e Associazioni di Consumatori, i principali imputati sono gli alimenti e i prodotti a basso costo provenienti da Paesi extra europei: Cina, India e Turchia in primis.
Dal pepe indiano, all’aglio argentino, al pomodoro cinese, dalle arance egiziane, alle pere slovene. Particolari attenzioni vanno riservate a :
- Mozzarelle vendute a prezzi stracciati, ma che non vengono realizzate con il latte, bensì con cagliate provenienti dall’Est europeo.
- Limoni provenienti dall’Argentina e sui quali sono stati riscontrati trattamenti chimici.
- Pomodori importati, che presentano residui chimici e che spesso che vengono rilavorati e diventano concentrato o sughi miracolosamente italiani.
- Aglio importato dall’Argentina infestato da residui chimici.
- Extravergine d’oliva: In 4 bottiglie di olio extravergine su 5 in vendita in Italia è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate.
- Succo d’arancia importato da Brasile e Uruguay : in molti casi è stata riscontrata la presenza dell’antiparassitario carbendazim
- Lenticchie nocciole e pistacchi importati dalla Turchia e a rischio contaminazione per la presenza di muffe e aflatossine.
- Fagioli importati dal Kenya e a rischio pesticidi.
- Miele importato dalla Cina e per il quale l’Unione Europea ha lanciato un allarme sul rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati.
- Prosciutto cotto. La maggior parte dei cosci venduti in Italia sono di animali provenienti da Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga indicato sull’etichetta.
- Riso importato e a rischio contaminazione chimica.
- Pasta. Oltre la metà del grano duro utilizzato nella produzione di pasta è di importazione, con problemi di aflatossine.
- Ananas importato dal Ghana.
- Peperoncino importato dal Vietnam.
Ma non è tutto: contenitori, lattine (in particolare quelle di tonno), piatti e posate di plastica, ma anche griglie,padelle e pentole in molti casi non risultano a norma.
La casistica accertata dai Nas e dai laboratori chimici degli Istituti Zooprofilattici sperimentali di Lombardia ed Emilia Romagna ha riscontrato la presenza di germi in alcune confezioni di tonno in scatola e melanina ed altre sostanze tossiche nelle posate di plastica e di altri composti chimici rilasciati negli alimenti dai contenitori Pvc.
Ed ancora: centinaia di tonnellate di carni, pesce, derrate alimentari e altri prodotti vengono respinte ogni anno alle dogane, ma le statistiche ignorano i numeri delle altre tonnellate di carni e pesci mal conservati, cibi scaduti o adulterati che riescono ad eludere i controlli. Un business stimato in svariati miliardi di euro l’anno.
Tra squilli di trombe, lacrime di coccodrillo e promesse che non saranno mantenute, l’Expo comunque passerà.
Ma gli inconfessabili paradossi che vi aleggiano attorno sembrano destinati non solo a permanere, ma anzi ad accentuarsi. Tanto che si rischia di rasentare quel proverbio che ammonisce: ”Mangia in maniera tale da mangiare ciò che tu mangi, e non in maniera tale da essere divorato dal tuo pasto.”