by Augusto Cavadi
Se qualche extra-terrestre ci sta osservando non potrà fare a meno di vederci come i passeggeri di un transatlantico in rotta di collisione con un iceberg. O, meglio, con uno sciame di iceberg.
La maggior parte di noi continua allegramente a mangiare, bere e ballare; i pochi che intuiscono la gravità della situazione sono tentati dalla disperazione. Confesso di riconoscermi in questa sparuta minoranza. Davanti alla tragedia imminente – questa volta ancora più grave delle prime due Guerre mondiali – mi avverto inerme.
Per questo ho accolto volentieri l’invito di una coppia di giovani amici di intervenire alla III edizione del “Festival filosofico per non filosofi di professione” da loro organizzato a Gibilrossa, sulle colline palermitane (dal 12 al 14 luglio): spero di trovare, nello scambio dialogico comunitario, qualche indicazione.
Personalmente non ho ricette. Tra i pochissimi punti certi è che sia opportuno adottare metodologicamente un sano strabismo: con un occhio guardare la totalità, il macro, con l’altro la particolarità, il micro (a partire dalla propria interiorità).
Tale metodo ha trovato anche una formulazione sloganistica: “Pensare globalmente, agire localmente”.
“Pensare globalmente” perché ormai è evidente che tutto si tiene e che abbiamo bisogno di teorie di ampio respiro, di filosofie a trecentosessanta gradi, di nuove utopie (con tutte le cautele del caso, si potrebbero anche chiamare ideologie).
“Agire localmente”: perché nessuna meta si raggiunge senza il primo passo. E se nessuno lo osa, nessun processo si avvia. Ma il primo passo sarà nella direzione giusta se sarà compiuto con mente illuminata e animo pulito; con saggezza e coraggio; con consapevolezza intellettuale e trasparenza etica. Mi piace chiamare “spiritualità laica” questa costellazione di qualità antropologiche che precedono, e rendono possibile, ogni ulteriore strategia operativa nel piccolo e nel grande.
A chi è più propenso verso la mobilitazione collettiva, va ricordato l’invito del Gruppo “Alleati dell’Arca”: “Ciò che si vuole per il futuro, bisogna incominciare a farlo subito. Altrimenti si lascia un presente che ha i suoi limiti ma anche la sua qualità, per un futuro ipotetico di cui sono garantite le realtà di sangue con cui si tenta di realizzarlo”.
Viceversa a chi è più propenso a coltivare la propria formazione e i propri micro-progetti, ma rinunzia ad alzare lo sguardo sugli orizzonti planetari perché troppo scuri e minacciosi, vanno ricordate le righe di Antonio Gramsci vergate nel carcere fascista: “Si dirà che ciò che ogni singolo può cambiare é ben poco, in rapporto alle sue forze. Ciò é vero sino a un certo punto. Poiché il singolo può associarsi con tutti quelli che vogliono lo stesso cambiamento e, se questo cambiamento é razionale, il singolo può moltiplicarsi per un numero imponente di volte e ottenere un cambiamento ben più radicale di quello che a prima vista può sembrare possibile”.
