Il mostro del terremoto continua a terrorizzare il centro Italia, già devastato dal sisma del 24 agosto. Un incubo continuo che stravolge comunità, esistenze, memorie. Negli occhi di tutti il diagramma delle due fortissime scosse della sera di mercoledì 26, sabato 30 e di domenica mattina 31 ottobre accompagnate dall’onda d’urto degli infiniti assestamenti. I primi bilanci evidenziano ingentissimi danni e l’esodo di ben 40 mila sfollati.
Critiche le situazioni dei comuni di Norcia, Preci, Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Muccia, Pieve Torina, San Ginesio, Caldarola, dove si registrano crolli di edifici già lesionati dalle scosse. Accanto al calvario degli sfollati, un altro dramma silenzioso ma altrettanto devastante sta colpendo i paesi dell’Italia centrale messi in ginocchio dal terribile colpo di maglio del terremoto. E’ il dramma invisibile degli animali domestici e la tragedia senza numeri e senza dispersi delle centinaia, probabilmente migliaia, fra mucche, maiali, vitelli, cavalli, asini, cani, gatti e pollame travolti dal crollo di stalle e allevamenti o dalle macerie dei centri abitati.In bilico sulle faglie sismiche, l’Italia ha una urgente, assoluta, necessità di un grande piano nazionale di messa in sicurezza. Un nuovo piano Marshall da almeno 30 miliardi di euro per risollevare definitivamente il paese dalle continue macerie della impossibile guerra ai terremoti, che ciclicamente devastano tutte le regioni. Dalla distruzione di Messina nel 1908, a quella del Belice, al Friuli, Irpinia, L’Aquila, Emilia,fino alla tragedia del disastro in corso nell’Italia centrale.Non più affannose gestioni delle emergenze, ma concreta prevenzione. Cosa non affatto secondaria, oltre a garantire la salvaguardia dei cittadini, dei monumenti, delle città d’arte, dei tesori artistici, di asili, scuole, ospedali e di tutto il patrimonio immobiliare, il piano di messa in sicurezza, garantirebbe exploit occupazionale ed un grande effetto propulsivo sull’economia.
Un new deal determinante per la ripresa economica a tappeto, dal sud al nord. “Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso“, osservava il filosofo spagnolo José Ortega Y Gasset.