Vittime e morti nell’anima. Terremoti e calamità naturali uccidono, o stroncano un’esistenza, in due modi. Fisicamente e psicologicamente. Sopravvivere a un sisma, sfuggire ai crolli, sentirsi mancare la terra sotto i piedi, mettersi in salvo mentre si verificano forti scosse telluriche, provoca traumi profondi che incidono per il resto della vita. Schock e cronicizzazione della paura determinano angoscia e stress che innescano patologie spesso gravi:
- attacchi di panico
- insonnia
- alterazioni dei livelli ormonali
- ipertensione
- tachicardie
- crisi cardiovascolari
- infarti
- crollo delle difese immunitarie
Generalmente i sopravvissuti, anche dopo mesi o anni, “rivivono” l’evento traumatico, perdendo contatto con la realtà. Il disagio si manifesta spesso con vere e proprie amnesie e nei casi più estremi attraverso comportamenti di autolesionismo e tentativi di suicidio, connessi alla visione totalmente negativa e pessimistica del proprio futuro.
Accanto ai primi soccorsi, ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile e ai Volontari, sarebbe essenziale una immediata assistenza psicologica. Soprattutto nei confronti dei minori, per i quali è determinante evitare il pericolo di un ritardo nello sviluppo fisico e cognitivo, difficile da recuperare se non si interviene subito. L’intervento immediato impedirebbe inoltre di lasciare “fissare” il disturbo dello stress post traumatico e la prevenzione primaria, attraverso l’ascolto e le indicazioni psicoanalitiche, consentirebbe di far “riconoscere” ai sopravvissuti emozioni e reazioni.Avviare un immediato e consapevole processo di elaborazione della tragedia aiuterebbe a rendersi conto dell’improvvisa situazione in cui ci si trova ed il nuovo tipo di responsabilità che comporta. In particolare nei confronti di figli e familiari. Aiuterebbe ad “incanalare” le emozioni, in modo da arrivare lentamente a non viverle più.