Gabriele Del Grande libero il popolo turco no
Dopo due settimane di detenzione in Turchia, Gabriele Del Grande è stato liberato e ha fatto rientro a Roma.
Le speranze per l’esito positivo di una vicenza che ha tenuto col fiato sospeso l’Italia, erano state anticipate da una dichiarazione del Premier Paolo Gentiloni: “Spero che la situazione venga rapidamente risolta“.

Durante il vertice alla Casa Bianca con il Presidente americano Donald Trump, il Presidente del Consiglio aveva sottolineato come l’arresto immotivato del giornalista e documentarista in Turchia sia “solo un esempio del fatto che abbiamo bisogno di un impegno su un processo inclusivo di tutta la popolazione turca per il rispetto dei diritti fondamentali“

“Nessuno si era spinto ufficialmente ad evocare il timore di rischi di un nuovo caso Regeni in versione Turca, ma a mettere tutta la vicenda di Del Grande su un piano inclinato è il golpe mascherato del referendum istituzionale che ha consegnato la Turchia nelle mani di Recep Tayyip Erdoğan ” evidenzia l’editorialista Arduino Paniccia, docente di studi strategici e direttore della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia.

- Nonostante lo strapotere Erdogan ha prevalso di pochissimo…
E’ un eufemismo dire che si sospetta che non tutto sia stato regolare, come del resto ha denunciato l’ Osce.
- Cosa cambia?
Che ora il nuovo sultano di Istanbul si è attribuita la legittimità di esercitare una dittatura piena e trasformare definitivamente la Turchia da paese laico e filo occidentale, baluardo della Nato, a potenza islamica di un nuovo blocco euroasiatico.
- Da dove scaturisce la deriva turca?
E’ il frutto di considerazioni strategiche che Erdogan va facendo da tempo. L’Europa in crisi economica e sociale non solo non è più attraente, ma chiede solo sacrifici e non ha niente da offrire. Mentre il problema turco è quello di coprire sempre più spazi economici commerciali imprenditoriali nell’ area mediorientale ,nel Golfo nel Caucaso in Russia nel Nord Africa. In questi paesi la patente democratica filoeuropeista serve a poco . Serviva invece a Erdogan una autocrazia nello stile cinese, russo iraniano, per combattere la guerra di potenze e di supremazia nel mondo islamico che si combatte e si combatterà spietatamente in quelle aree.
- Processo irreversibile?
La Turchia ha intrapreso una strada che non può cambiare se non con la fine del sultano. Del resto diventare la frontiera avanzata del continente asiatico verso il Mediterraneo, l’Europa e l’Occidente non è stato un cammino indolore per la Turchia. Negli ultimi anni essere una Potenza fondamentalista e dimostrare al mondo arabo la propria verginità ha portato Ankara al sostegno del terrorismo. Per esporsi poi alla ritorsione degli attentati quando ha allentato o disconosciuto i legami col fondamentalismo. Per mantenere e conquistare voti dei nazionalisti il leader turco non ha quindi esitato ad usare il pugno di ferro contro i curdi, facendosi coinvolgere nel conflitto siriano. Infine il golpe e la rottura con gli Stati Uniti.
- Cinismo economico strategico?
Ora Erdogan deve viaggiare negli stretti binari della alleanza con russi e iraniani. Due infidi alleati nel territorio dei quali le aziende turche soprattutto del settore costruzioni impiantistica e progettazione, fiore all’ occhiello del sultanato, hanno business enormi, che certo in Europa non avrebbero trovato.