La Tav infinita, la Cina vicina, l’America e la Nato ad un passo dalla scomunica. E il Governo? Il Governo italiano sostanzialmente non c’é. La maggioranza di governo è nuda ed in crisi di fatto. “Una crisi non dichiarata, ma latente e politicamente già in atto”, anticipava il 2 febbraio il post di zerozeronews.
Una crisi pirandelliana, che fa rischiare l’esaurimento delle acrobazie dialettiche e gli effetti speciali di media e commentatori, ma che soprattutto sta facendo deragliare il Paese.
L’altolà di Washington alla deriva degli accordi strategici con la Cina non è un semplice buffetto all’esecutivo furbetto di Roma, ma l’indicazione di una precisa linea di demarcazione: se consentite a Pechino di “entrare” nelle aziende, nelle infrastrutture e nelle reti informatiche strategiche italiane, siete fuori dalla Nato, dal G7 e dagli accordi bilaterali Italia – Stati Uniti.
Il gioco delle tre carte con Washington Pechino e Mosca è finito. Gli alleati e l’Europa chiedono all’Italia da che parte stia. Ma il problema è che non sanno più a chi chiedere… a Palazzo Chigi insomma la musica è finita, gli amici se ne vanno…
Una realtà paradossale e inedita, che tuttavia analizzata con criteri statistici e istituzionali, cioè scomponendo percentualmente la valenza politica dei protagonisti e collocandone le eventuali iniziative nell’architettura costituzionale, evidenzia che è in atto una crisi di governo tecnica, non dichiarata, sempre sul punto di manifestarsi ufficialmente in Parlamento. Una sorta di crisi interrupta
La diversificazione degli interventi dei Vice Premier e dei Ministri è tale che esclude anche l’alibi della campagna elettorale delle europee. E per Luigi Di Maio il silenzio assordante di Roberto Fico e Alessandro Di Battista suona come l’anticamera del j‘accuse ufficiale davanti al tribunale interno dei 5 Stelle.

Difficile per Palazzo Chigi arrivare alle elezioni Europee in queste condizioni.
E nonostante tutte le possibili “pezze” per tergiversare con il Presidente cinese Xi Jinping, in visita ufficiale a Roma, tamponare i conti pubblici ed il precipizio della politica estera, i risultati dirompenti delle europee renderanno impossibili le ricuciture fra Lega e 5 Stelle.
L’inevitabile crisi post europee contrapporrà infatti una Lega straripante e vincente ed i grillini che, se va bene, secondo i sondaggi, sono destinati a precipitare dal 33% delle ultime politiche, al di sotto del 20%.
Una débâcle lacerante che potrebbe spingere i 5 Stelle a scegliere l’opposizione o a cambiare alleati. Scenari politici molto complessi e istituzionalmente delicati, con il Pd di Zingaretti e il centrodestra che potrebbero tornare protagonisti di governo. Almeno fino alle inevitabili elezioni politiche anticipate della primavera del 2020.
Tranne che, secondo la teoria della riduzione del danno, la cabina di regia del Movimento non azzardi una crisi di Governo a Pasqua per cambiare in corsa il leader e Vice Premier Di Maio, sostituirlo col Presidente della Camera e tentare così di arginare il calo di voti alle europee, che a quel punto sarebbe agevole e credibile definire “fisiologico”.Ipotesi puramente teorica, non solo irrealizzabile, ma anche politicamente rischiosa perché offrirebbe a Matteo Salvini la possibilità di dividere i grillini e puntare ad un esecutivo sorretto da una maggioranza sul modello della grosse koalition tedesca, con Pd e centrodestra, per guidare il Paese fuori dal pantano della crisi.
Il tempo e i numeri giocano a favore della Lega, ma i 5 Stelle, e soprattutto gli alleati ed i mercati, non staranno a guardare ancora per molto