Una resurrezione senza crocifissione. Per Giorgia Meloni il successo già evidente dall’accoglienza di Donald Trump alla Casa Bianca, rappresenta una rinascita politica dopo settimane di critiche ed accuse incrociate da parte delle opposizioni in parlamento e dei leader europei, a cominciare dal Presidente francese Macron, per la posizione prudente e mediana assunta dal governo italiano nel corso della tempesta sui dazi scatenata da Trump.
L’appeal geopolitico e il riconoscimento di credibilità manifestatole dal Presidente americano attestano il nostro paese al livello della Gran Bretagna dell’Australia e del Giappone, fra i paesi che saranno meno gravati dalle tariffe in progress sull’import. Tariffe in convulsa evoluzione suscettibili di variazioni e revoche, in particolare per l’automotive e il comparto alimentare.
Di fatto Trump, che ha accettato l’invito a visitare l’Italia nel corso dell’anno, ha riconosciuto alla Presidente del Consiglio una sorta di ruolo di mediatrice di garanzia e di punto di riferimento con l’Europa.
Le argomentazioni di Giorgia Meloni sull’impatto dei dazi Usa sul contesto economico europeo hanno contribuito a disinnescare le tensioni dei giorni scorsi ed aperto prospettive di trattative con margini meno distanti.
Positivi anche i riscontri sulle rispettive posizioni sull’Ucraina in merito alla quale la Premier ha sottolineato, anche alla luce degli ultimi terribili bombardamenti russi, l’evidente e pervicace intenzione di Putin di continuare l’invasione e di rifuggire da concrete trattative di cessate il fuoco.
A proposito dell’Ucraina, Trump ha annunciato un ulteriore intervento sul Cremlino ed ha ribadito che l’Italia avrà un ruolo centrale nella ricostruzione.
Mentre per quanto riguarda la difesa europea il Governo italiano ha ribadito l’impegno ad aumentare la spesa per la difesa nell’ambito della Nato al 2% del Pil.
Il bilancio dello scambio di dichiarazioni nello Studio Ovale ha dato l’impressione che Giorgia Meloni abbia dominato la scena, imbrigliando l’usuale protagonismo di Trump che ha incardinato i suoi interventi seguendo le direttrici tracciate dalla Premier sull’immigrazione clandestina, la reciprocità economica e culturale con gli Stati Uniti, l’urgenza di mettere fine alla guerra in Ucraina, aggiungendo soltanto la necessità di fronteggiare il continuo tentativo di arrembaggio economico della Cina e di impedire che l’Iran disponga di armi nucleari.
Studiato e preparato meticolosamente per giorni in ogni particolare, il notevole successo del vertice con Trump consentirà a Giorgia Meloni di riacquisire una posizione di rilievo a Bruxelles e di ridimensionare ulteriormente l’unica effettiva opposizione interna, che é quella esercitata nell’ambito della stessa maggioranza da Matteo Salvini, svuotando di significato il prossimo incontro del segretario della Lega col vice Presidente americano Vance, che non potrà che confermare gli elogi e i riconoscimenti di Trump per la Premier. Un successo personale destinato ad avviare una nuova fase di Governo.
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