Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Valeria D’Onofrio
Arriva sempre il momento in cui siamo chiamati a confrontarci con la nostra storia. Il vissuto ci chiamerà e, immobile, ci farà accomodare davanti a lui.
Ci interrogherà in silenzio, lasciando a noi domande e risposte, a cui seguiranno nuove domande. E stop. Perché il cerchio si chiuderà lì, con quella sequenza di punti interrogativi, con quella sospensione che dovremo accettare come definitiva.

Faremo ricostruzioni in cui il falso e il vero, il desiderato e l’accaduto si confonderanno talmente bene da confondere noi stessi.
E così finiremo per mutilarci di alcune parti di noi, di quelle incancrenite, che non hanno cura, perché non sempre c’è una cura per il passato.
E tra una mutilazione e l’altra impareremo a reinventarci, per attraversare quel mare aperto che diventiamo, ogni volta che pensiamo di conoscerci e scopriamo che, in verità, di noi sappiamo sempre troppo poco…
“Quaesivi sed non inveni”: ho chiesto ma non ho trovato risposta, dissertano da secula seculorum i pensantori latini ed anche i contemporanei, come per esempio il magistrato e giornalista Augusto Guerriero. L’umanità é l’unica specie vivente che può porre domande su se stessa ed analizzare il mondo interiore ed esteriore con la coscienza e la parola. Quella parola che per i credenti é la stessa del Vangelo secondo Giovanni: «In principio era il Verbo ». Nella maggior parte dei casi le risposte sono insite nel tempo. Un tempo spettacolo dell’essere e del divenire, che misura la consapevolezza individuale e la presa di coscienza. Oppure le risposte bisogna disseppellirle dai meandri inconsci dell’esperienza, dalle vicissitudini del passato. Il vissuto é la storia dell’individuo: lo plasma e lo segna. E la percezione introspettiva ne avvia l’elaborazione, solitamente liberatoria.