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I riflessi politici del calvario di Kabul

Kabul calvario e nemesi strategica con singolari riflessi geo politici. Mentre l’onda d’urto talebana scuote le capitali di tutto il mondo, la politica italiana tenta di inclinare sui ritorni elettorali l’angolo di incidenza delle tragiche e sconvolgenti immagini che rimbalzano dalla capitale afghana.I riflessi politici del calvario di Kabul

Un contesto percepibile solo negli ambienti parlamentari perché dalle macerie dell’Afghanistan sta emergendo la netta leadership internazionale dell’Italia di Mario Draghi.

Bypassando l’impasse di Washington, la riconosciuta autorevolezza del Premier si dispiega da giorni come un surf sull’onda della presidenza del G20 e del G7 e chiama a raccolta per un summit i leader mondiali per fronteggiare l’apocalisse umanitaria e civile dell’Afghanistan.

I riflessi politici del calvario di Kabul
Il Presidente Usa Joe Biden e il Premier Mario Draghi

Dialogando con Biden, Putin, Angela Merkel, i vertici cinesi, asiatici ed europei, Draghi ha convocato le assise dei paesi più industrializzati, ponendo contemporaneamente ciascun paese di fronte alle responsabilità nei confronti del popolo e soprattutto delle donne e dei bambini dell’Afghanistan. Di fatto un inedito ruolo guida quello dell’Italia. Ruolo che le Nazioni Unite da anni non sono più in grado di esercitare pienamente.

Ma alla stazione del Colosseo della via Crucis Kabul – Washington, il riflesso nazionale dello straordinario balzo in avanti dell’Italia a livello internazionale, si riduce alla formula geometrica della base per altezza prodotto diviso due. Ovvero che il prestigio e la credibilità mondiale del Governo hanno fino adesso comportato una limitata presa di coscienza della maggioranza e un distratto riconoscimento dei partiti a Draghi. Riconoscimento subordinato all’apporto che i vari leader sostengono di aver assicurato alle tempestive iniziative internazionali del Premier. Rassegne stampa alla mano le posizioni delle forze politiche variano infatti dai  “Kabul oh cara”, al “trattiamo e non offriamo alibi ai talebani”.

I riflessi politici del calvario di Kabul
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio

Dietro le quinte prevalgono le preoccupazioni per l’eventuale impatto elettorale dell’effetto Afghanistan. Alle prese con le difficoltà di individuare candidati alle amministrative all’altezza della svolta politica che sta cercando di imprimere ai 5 Stelle, sul fronte afghano Giuseppe Conte si è tenuto in bilico fra la linea aperturista di Pechino e quella europea, costringendo il Ministro degli Esteri ed esponente di primo piano del Movimento, Luigi Di Maio a specificare la posizione ufficiale dell’Italia per quanto attiene le garanzie umanitarie, il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali.

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Matteo Salvini e Giorgia Meloni

Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno invece rilanciato gli interrogativi e la rabbia per il sacrificio dei 54 militari italiani uccisi, l’abbandono del paese alle vendette dei talebani e i rischi di una ennesima ondata di profughi.

Pd e Berlusconi seguono tuttora la linea Draghi sugli indirizzi che potranno informare l’azione della Comunità internazionale al G20 e al  G7 per la stabilizzazione dell’area, la gestione dei profughi e la tutela dei diritti umani e  soprattutto della salvaguardia delle donne afghane.

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Berlusconi e Salvini

Nel prodotto diviso due della formula del triangolo della politica, che vede al vertice Draghi e alla base i partiti, sono comprese le tattiche e le strategie in vista del dopo amministrative, della scadenza del Quirinale e della lunga marcia verso le politiche del 2023.

Mentre Pd e centrodestra si contendono il successo a Roma, Milano e nelle varie città, per Conte il dopo voto è circoscritto alla domanda: quanti voti perderanno i 5Stelle rispetto alle precedenti votazioni?

Risposta ardua anche per i sondaggisti, che in generale invitano le forze politiche a tenere conto anche di un ulteriore elemento di valutazione che potrebbe incidere sulle scelte dell’opinione pubblica: la pandemia.I riflessi politici del calvario di Kabul

Se nei dintorni del Nazareno tutto sembra convergere sull’esito del voto nella Capitale, nell’ambito del centro destra Silvio Berlusconi con sottigliezza diplomatica ha rinviato al dopo Quirinale l’eventuale fusione fra la Lega e Forza Italia. Ovvio che il Cavaliere voglia verificare l’impegno di Salvini sulle sue residue speranze di scalare il Colle. Magari soltanto per una convergenza sul suo nome nei primi tre scrutini, per poi ritirarsi con l’onore delle armi e con una solenne dichiarazione a reti unificate, motivando il passo indietro come una decisione responsabile presa nell’interesse superiore del Paese e per superare le divisioni. Lanciando così l’ascesa di un candidato del centrodestra più giovane e soprattutto più ecumenico e, visti anche i tragici risvolti sul fronte afghano, in nord africa e nell’America latina, anche esperto di politica internazionale.

Le contromosse del centrosinistra per il Quirinale potrebbero dipendere dall’impatto autunnale delle tensioni fra sindacati e Confindustria sui temi del lavoro e sull’eventuale contraccolpo della possibile sconfitta in una grande città, per esempio Roma o Torino. In questo caso, oltre alla minore forza numerica parlamentare di partenza, le divisioni sul fronte Pd, Cinque Stelle, sinistra potrebbero superare le divisioni comunque meno sostanziali fra Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e moderati del gruppo misto.

Le variabili sono ancora molte e destinate ad essere influenzate dai venti di guerra e dagli sviluppi  che  per mesi continueranno a caratterizzare l’Afghanistan come una maledizione per l’Europa e l’occidente.I riflessi politici del calvario di Kabul

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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