Dalle macerie dell’Afghanistan sta emergendo la netta leadership internazionale dell’Italia di Draghi.
La riconosciuta autorevolezza del Premier si dispiega come un surf sull’onda della presidenza del G20 e del G7 e, bypassando l’impasse di Washington, chiama a raccolta i leader mondiali per fronteggiare l’apocalisse strategica e umanitaria di Kabul.
Vertici resi sempre più urgenti dal crescendo sconvolgente delle immagini che rimbalzano dalla Capitale afghana e che mostrano abissi di disumanità paragonabile a quella di Erode, con i neonati lanciati dai genitori oltre il filo spinato dell’aeroporto nella disperata speranza che almeno loro possano sottrarsi alla ferocia dei Talebani.
Dialogando con Putin, il Dipartimento di Stato Usa, i vertici cinesi, asiatici ed europei, Draghi ha convocato le assise dei paesi più industrializzati, ponendo contemporaneamente ciascun paese di fronte alle responsabilità nei confronti del popolo e soprattutto delle donne dell’Afghanistan. Di fatto un ruolo guida, quello dell’Italia, che le Nazioni Unite da anni non sono più in grado di esercitare pienamente.

Oltre che a livello delle superpotenze, nell’ambito delle quali il Presidente americano Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping opereranno un rapido recupero sull’emergenza afghana, il ruolo internazionale di Mario Draghi è già stabilmente incardinato a livello europeo, come evidenzia il testimone della leadership dell’Unione Europea che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha in pratica passato in questi giorni al Presidente del Consiglio Italiano.
Delineando le diverse implicazioni della crisi afghana, comprese la gestione dei profughi e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel Paese, Draghi ha inoltre prospettato gli indirizzi che potranno informare l’azione della Comunità internazionale nei diversi contesti, quali G7 e G20, per la stabilizzazione dell’area. I colloqui del Premier con i Presidenti Russo e Francese e col Premier inglese hanno consentito un’analisi articolata della situazione sul terreno in Afghanistan e delle implicazioni regionali.

Sono stati discussi gli indirizzi che potranno ispirare l’azione della comunità internazionale nei diversi contesti per ricostruire la stabilità dell’Afghanistan, contrastare terrorismo e traffici illeciti e difendere i diritti delle donne.
Ulteriori scambi di valutazioni sono previsti con Stati Uniti e Cina, direttamente coinvolti con l’Afghanistan. Gli Usa perché protagonisti del disimpegno, dopo un ventennio di assistenza militare al Governo di Kabul, e Pechino perché direttamente confinante con l’Afghanistan attraverso la regione di Wakhan.
La crescente difficoltà a monitorare la situazione, fa temere che sia iniziata la guerra civile prevista con l’esercito regolare afghano, che invece si è letteralmente volatilizzato senza sparare un colpo.
Soltanto a Jalalabad dove sono in corso proteste popolari spontanee di cittadini contrari all’abolizione della bandiera nazionale, sostituita dai drappi dei talebani, ci sarebbero state 35 vittime. Altre vittime vengono segnalate nei pressi dell’aeroporto di Kabul, mentre per il silenzio calato sulle altre città afghane non si hanno notizie di cosa stia succedendo nelle zone interne. Un silenzio che apre profondi solchi nel destino dell’Afghanistan.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1