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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Gianfranco D’Anna
Un grande amore, talmente struggente da esorcizzare oltre la mafia anche la morte. Un sentimento fortissimo quello fra Francesca Morvillo e Giovanni Falcone che nasce e si sviluppa sull’onda di una felicità in bilico fra la personale beatitudine dei due magistrati e la disperazione per l’agghiacciante sequenza di massacri e delitti eccellenti compiuti da cosa nostra nella Palermo infelicissima, ostaggio della mafia, fra il 1979 e il 1992. 
Proiettato in anteprima assoluta in Corte di Cassazione a Roma, per iniziativa dell’Ordine degli Avvocati della Capitale, il film “Francesca e Giovanni: una storia d’amore e di mafia” di Simona Izzo e Ricky Tognazzi, ha commosso fino alle lacrime familiari, magistrati e investigatori, giornalisti ed esponenti delle istituzioni, molti dei quali amici e colleghi della coppia, testimoni diretti della tragica love story. 
Una commozione che, nonostante la grande delicatezza delle immagini e dei dialoghi mai retorici, ha un crescendo emotivo determinato dalla bravura interpretativa degli attori protagonisti, Ester Pantano e Primo Reggiani, e dalla successione degli omicidi e attentati mafiosi che anticipano l’epilogo della strage del 23 maggio 1992 sull’autostrada nei pressi di Capaci.

Straziano soprattutto le sequenze sui i disperati tentativi dei sanitari di scongiurare il decesso del magistrato considerato a ragione il nemico numero 1 di cosa nostra e della consorte.

Tutti gli interventi, ed in particolare quello della Prima Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, hanno sottolineato come il film metta in primo piano la figura di Francesca Morvillo, tra le prime donne magistrato siciliane, e ne fa risaltare non solo la cultura, la conoscenza profonda e raffinata del diritto e della procedura penale, ma anche la sua grande umanità e generosità, la gentile riservatezza, la forza della sua personalità che ne ha fatto un vero modello di giudice per le giovani e i giovani che si avviavano allora e che si avviano oggi alla professione di magistrato.
“Raccontare Francesca, far conoscere il suo amore per Giovanni e la sua vita per la giustizia ci ha spinti a questo progetto. Ci sono storie che nascono non solo dalla propria ispirazione, ma dall’obbligo morale e civile di ricordare chi é condannato alla damnatio memoriae, come Francesca Morvillo“ hanno affermato Simona Izzo e Ricky Tognazzi.

La sceneggiatura del film, tratto dal libro di Felice Cavallaro “Francesca: storia di un amore in tempo di guerra”, é stata scritta da Simona Izzo con Domitilla Di Pietro e Cavallaro, e ripercorre l’amore fra i due giudici attraverso la sguardo di Francesca Morvillo, affinché non sia dimenticata la donna che é stata giudice del tribunale di Agrigento, sostituta procuratrice presso il Tribunale per i minorenni e Consigliera della Corte d’Appello di Palermo. Essenziali anche per il film i ricordi del fratello, Alfredo Morvillo, Procuratore emerito di Trapani, e della moglie Anna Gentile più che cognata amica fidata con la quale Francesca si confidava e consigliava.

“Per me è stato come ripercorrere passo dopo passo e leggere il diario quotidiano degli ultimi 15 anni della vita di mia sorella” ha affermato Alfredo Morvillo, che si è detto deluso e preoccupato per la deriva di una Sicilia e di una Palermo che, nonostante i grandi successi giudiziari e investigativi della lotta contra la mafia, sembrano aver rimosso socialmente e politicamente la lezione di Giovanni Falcone e l’esempio di impegno civile e giuridico della sorella.
Emblematiche le parole che concludono il film e che sbattono in faccia a tutti l’assurdità del paradossale ed ineffabile destino che ha diviso i protagonisti di una grande amore, trucidati contemporaneamente, uno accanto all’altra e che neanche la morte aveva separato: “Abbiamo fatto tutto. Anche essere felici. Giovanni é ora sepolto lontano dalla sua Francesca e Francesca resta sepolta lontana dal suo Giovanni” 