HomeRisvoltiIl ritorno di Damasco dalla babele del medio oriente all’Occidente

Il ritorno di Damasco dalla babele del medio oriente all’Occidente

Letteralmente folgorati sulla via di Damasco, cambiano radicalmente gli equilibri del Medio Oriente. Affogato nel sangue della sua  ferocia e dell’inaffidabilità della sua corruzione, con le forze armate dileguatesi senza combattere come nel 2021 fece l’esercito afghano di fronte all’offensiva a dir poco artigianale dei talebani, l’implosione del regime di Assad rappresenta un durissimo colpo per Putin e l’Iran. Il ritorno di Damasco dalla babele del medio oriente all’Occidente

Mosca e Teheran perdono dall’oggi al domani le basi strategiche aero navali dalle quali controllavano Mediterraneo orientale, Libano, i confini con l’Iraq e Israele ed il transito di armi, droga e terroristi in un’area che é un crogiolo di razze ed una molteplicità di culture e religioni.

Sfiniti dalla fallita invasione dell’Ucraina, da economie in caduta libera, dall’emorragia del sostegno a vari gruppi paramilitari e dalle perdite subite per gli attacchi israeliani, Putin e gli Ayatollah sono stati presi in contropiede dalla rapidità dell’avanzata dei ribelli e non sono riusciti a programmare una ritirata ed a sgomberare apparati e strutture strategiche dislocate in Siria. A cominciare dalla base militare della flotta russa a Tartus l’unico sbocco di Mosca sul Mediterraneo.

Prima ancora di valutare i rapporti di forza fra le milizie turche, curde e fondamentaliste che in 10 giorni da Aleppo, col concorso imperscrutabile dell’intelligence americana inglese e francese hanno conquistato Damasco, a fare l’enorme differenza fra la Siria di Assad e l’attuale situazione che sta evolvendo di ora in ora, é infatti l’azzeramento della pervasiva presenza militare russa e iraniana con la contestuale perdita di mezzi, infrastrutture militari e di intelligence che provocheranno un ulteriore effetto domino nella capacità offensiva degli hezbollah libanesi, di Hamas a Gaza, degli Houthi yemeniti e negli intrecci con i vari gruppi terroristici, armati, finanziati ed etero diretti dai servizi segreti del Cremlino e dei pasdaran iraniani.

L’altro colpo di maglio agli equilibri mediorientali filo russo iraniani, é il capovolgimento del potere religioso siriano, da sciita a sunnita, col conseguente passaggio alla sfera di influenza del mortale nemico dell’Iran nella regione: l’Arabia Saudita.

Dietro i festeggiamenti popolari dei cittadini di Damasco scesi in strada per festeggiare la caduta del regime dopo 50 anni di dittatura della famiglia di Assad, che la notte scorsa é fuggito a Mosca,  mentre i gruppi ribelli annunciavano l’inizio di una “nuova era” in Siria ed il paese si appresta a scrivere una nuova pagina della sua storia millenaria, si scorge la preoccupazione, e soprattutto il sotterraneo impegno operativo militare di Washington, per impedire quello che la Casa Bianca ha definito il rischio di “un ritorno dell’Isis” e una metamorfosi terroristica siriana. Il ritorno di Damasco dalla babele del medio oriente all’Occidente

Dopo il loro ingresso a Damasco i ribelli hanno preso il controllo della tv di stato e  hanno “liberato” il sinistro carcere militare di Sednaya, noto come il mattatoio umano, dove “le porte sono state aperte per migliaia di detenuti sepolti vivi dall’apparato di sicurezza durante tutto il governo del regime”, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani.

Considerata dai poeti la patria della luce, la pluri millenaria Damasco, che mentre Roma veniva fondata era già da ben 6 mila anni una metropoli mesopotamica, la capitale siriana torna nel turbine della storia e sembra voler riprendere il proprio cammino di pari passo con l’Occidente.Il ritorno di Damasco dalla babele del medio oriente all’Occidente

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Gianfranco D'Anna
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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