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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Antonio Borgia
Ho appena terminato di leggere l’interessante libro La strategia parallela di Michele Riccio e Anna Vinci, pubblicato da Zolfo editore.
Sono stato indotto all’acquisto sia perché tratta della vita professionale di un Generale dei Carabinieri in pensione, noto alle cronache investigative e giudiziarie degli ultimi decenni, sia perché la presenza della scrittrice Anna Vinci, quale coautrice, era di per sé certezza di ottima fattura del prodotto.
Michele Riccio, come si ricorda, è stato uno dei migliori esponenti del nucleo antiterrorismo diretto dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che, negli anni bui delle Brigate Rosse e collegati satelliti, ha difeso lo Stato e impedito il proliferare di un movimento rivoluzionario, da molti ritenuto eterodiretto, finalizzato a destabilizzare la nostra Repubblica.
Più recentemente, Riccio è stato soprattutto l’Ufficiale, prima della Dia e poi del Ros dei Carabinieri, che ha gestito l’importante fonte “Grande Oriente” ovvero il boss nisseno di cosa nostra Luigi Ilardo, il pentito trasformatosi in infiltrato nella mafia spinto da una crisi di coscienza e dal tentativo di recuperare la dignità personale e stabilizzare il rapporto affettivo con la propria famiglia.
Il libro, composto da 465 pagine scorrevoli e mai noiose, pieno di nomi, date e vicende, é il frutto di un diario permanente, intriso di aneddoti ed episodi utili a ricordare alcuni ufficiali coinvolti nei tentativi di golpe degli anni 60/70, pericolose indagini e azioni cruente come quella nella sede brigatista genovese di via Fracchia, rivalità fra Corpi di polizia, dissidi e indebite pressioni nel corso dei rapporti con la magistratura nonché il ritenuto accanimento verso l’autore, gelosie interne all’Arma verso l’ingombrante ed efficiente Dalla Chiesa, la fastidiosa presenza di personaggi iscritti alla P2 o inseriti nella massoneria deviata e collegati ai servizi segreti, le attività occulte di una “strategia parallela” sempre pericolosa.
Molto di ciò che è narrato nella seconda parte del testo era noto, in particolare l’avvio del rapporto collaborativo con Ilardo, i numerosi arresti di latitanti dallo stesso determinati, il passaggio sotto l’egida del Ros del duo Subranni-Mori e le conseguenti problematiche che portarono (come ampiamente descritto anche in alcune sentenze giudiziarie) al fallito tentativo di catturare Bernardo Provenzano, padrino riconosciuto della mafia siciliana dopo l’arresto di Totò Riina nel gennaio 1993, la promessa della fonte di svelare i torbidi retroscena di molti delitti eccellenti di mafia nonché il suo omicidio determinato da fughe di notizie scaturite da ambienti istituzionali.

Ciò nonostante, la lettura è sempre risultata stimolante perché ha consentito di collegare e approfondire fatti che sono entrati di diritto nella storia d’Italia e dell’antimafia.
La strategia parallela ha il pregio di risultare il credibile resoconto di un particolare periodo storico nonché l’esternazione di altalenanti fasi umane e professionali, intrise di speranze, illusioni, soddisfazione, rabbia e delusioni, di un professionista in divisa che, anche nei momenti delle personali traversie giudiziarie, ha manifestato fiducia nella democrazia.