by Gianfranco D’Anna
Houthi nel mirino dell’aviazione militare israeliana. La notte scorsa i caccia di Gerusalemme hanno sferrato un attacco nella capitale yemenita Sana’a con l’obiettivo di eliminare Mohammed Abdul-Karim al-Ghamari, capo militare degli Houthi sostenuti e armati dal regime degli ayatollah iraniani.

Secondo una fonte governativa israeliana, Al-Ghamari é rimasto ferito mentre partecipava a un vertice di capi tribù.
E’ solo il penultimo sviluppo del terzo giorno del conflitto che divampa sempre più cruento fra Israele e l’Iran e che sta rimbalzando in queste ore al vertice del G7 che inizia a Kananaskis, in Canada.
Dal Kippur alla guerra dei sei giorni, c’é il riflesso dei due storici conflitti nelle tattiche e nelle strategie messe in campo da Israele per l’attacco all’Iran.
Al genio militare di Moshe Dayan e all’effetto sorpresa che valsero la clamorosa vittoria contro la coalizione di tutti i paesi arabi, segue la lezione della guerra del Kippur quando, proprio come lo scempio dell’assalto di Hamas del 7 ottobre del 1923, l’esercito israeliano fu inizialmente spiazzato dall’inatteso attacco arabo.
Il condensato di quelle esperienze, entrambe comunque vittoriose grazie alla perizia di Dayan, é alla base dei due anni di conflitto che, dopo lo shock del 7 ottobre, le forze di difesa israeliane hanno intrapreso prima nei confronti di Hamas a Gaza, poi degli Hezbollah in Libano e ora contro l’Iran, che stava per mettere a punto una decina di bombe atomiche che gli ayatollah di Teheran avevano ripetutamente dichiarato essere destinate alla distruzione dello stato ebraico e dell’occidente.

Aggiornate sulla base dell’evoluzione tecnologica e satellitare, e soprattutto dell’apporto sul territorio iraniano dell’intelligence del Mossad, l’Israele Defense Forces sta attuando contro il regime iraniano tattiche e strategie diverse per ogni obiettivo da colpire.
Per i siti atomici da distruggere, i vertici militari e scienziati nucleari da eliminare e le infrastrutture militari, ad un primo attacco preventivo é seguito un monitoraggio degli interventi di soccorso, delle comunicazioni, delle fasi di recupero o di evacuazione e poi un secondo e se necessario un terzo attacco definitivo. In sintesi si tratta di snidare e colpire in profondità.
Per gli obiettivi e le infrastrutture strategiche, depositi armi, carburanti, trasporti ed altri impianti, l’attacco viene ripetuto soltanto se i rilevamenti evidenziano che il raid non é stato risolutivo.
Per Israele il bilancio dei primi tre giorni di guerra all’Iran é notevolmente positivo e sta trasformando Teheran in Beirut, nonostante continui il massiccio bombardamento di missili balistici iraniani contro Gerusalemme, Tel Aviv, Bat Yam, Tamra, Rehovot ed Haifa, dove é stata colpita una raffineria di petrolio.
Ai missili di Teheran si sono aggiunti quelli lanciati contro Israele dagli Houthi yemeniti. Secondo l’agenzia iraniana “Fars”, sono stati utilizzati missili “Haj Qassem” con testate guidate, mentre il portavoce militare delle milizie islamiche yemenite, Yahya Saree, ha rivendicato il lancio di due missili ipersonici “Palestine 2”.
L’utilizzo di missili ipersonici, realizzati con l’apporto di tecnologia russa e cinese, viene confermato dalle fonti militari israeliane che sottolineano come i vettori impiegati sono simili a quelli già lanciati contro Israele nell’aprile e ottobre 2024 e non rappresentano una minaccia fuori dalle capacità di intercettazione.
Alcune postazioni lanciamissili sono state identificate e colpite in Iran e nello Yemen dove si sono spinti gli aerei di Israele che hanno dato la caccia al capo militare degli Houthi, Al-Ghamari. L’azione si é svolta in parallelo all’attacco israeliano su Teheran.
L’aviazione militare di Gerusalemme ha finora attaccato complessivamente più di 170 obiettivi e oltre 720 infrastrutture militari. Da ultimo colpita in particolare la grande raffineria di South Pars, nella città portuale meridionale di Kangan, sede del giacimento di gas più vasto al mondo, condiviso da Iran e Qatar. Presi di mira anche obiettivi sensibili nelle città di Isfahan e Shiraz.
In Israele i consuntivi degli attacchi non fanno passare in secondo piano il bilancio complessivo delle vittime, 13, dei feriti che sono circa 200 e dei tre dispersi.
