Cina pronta ad accogliere Papa Francesco
Bergoglio a Pechino nel 2019. Dopo quattro secoli la Chiesa torna ad evangelizzare la Cina. Una visita di straordinaria portata storica e politica. Il primo Papa Gesuita sul suolo cinese sulle orme dei Padri Matteo Ricci e Michele Ruggieri i primi missionari della Compagnia di Gesù che nel 1583 giunsero nella capitale cinese.
E storico è l’accordo firmato tra Cina e Vaticano. La Repubblica Popolare Cinese riconosce la Santa Sede e accetta che le nomine dei Vescovi cattolici siano decise e ordinate esclusivamente dal Vaticano.
La Chiesa si impegna a svolgere esclusivamente un ruolo religioso ed ecumenico e a non interferire nella politica e nell’amministrazione della Repubblica Cinese.
Dal punto di vista internazionale, se il Presidente cinese Xi Jinping incassa lo sdogamento di Pechino anche sul fronte religioso e pone fine alla persecuzione strisciante e mediaticanente controproducente dei cattolici nell’ex Celeste Impero, da parte sua Papa Francesco mette a segno diversi clamorosi successi.
Dopo oltre mezzo secolo di guerra fredda e estrema ostilità, il riconoscimento da parte di Pechino e soprattutto una visita pastorale del Papa nell’ultima roccaforte del totalitarismo ateo e antireligioso, rappresentano infatti una plateale ammissione mondiale del fallimento del comunismo.
Dopo la visita a Cuba e l’incontro di Papa Wojtyla con Fidel Castro, l’arrivo di Bergoglio nella Tienanmen sancirà davvero il crollo del maoimo comunista e la non reversibilità della lenta ma inesorabile evoluzione del finora rigido regime cinese.
Nei decenni successivi gli storici valuteranno appieno se e quanto nei confronti della Cina comunista hanno inciso maggiormente il disarmato Papa Francesco o la superpotenza di Trump.