Haftar unica alternativa per la riunificazione della Libia
Le albe a Tripoli hanno un risvolto particolare. Dopo essersi fronteggiati per tutta la notte fra periferie, palazzi sventrati e dune, al sorgere del sole combattenti e popolazione civile si scoprono spesso circondati o isolati.
E’ l’immagine riflessa della Libia che vive da mesi una situazione convulsa di guerra civile senza fronti e senza schieramenti. Un trasversale conflitto glocal, insieme globale e locale di tutti contro tutti. Una guerra incontrollata monitorata con crescente preoccupazione a Roma e sotterraneamente seguita da vicino da Parigi. Da troppo vicino, denunciano le intelligence di Washington, Londra e della Nato, che con satelliti, droni e esperti sul campo aggiornano quotidianamente la situazione.
La proliferazione della guerra civile ha rafforzato e messo in evidenza il ruolo del Generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar, l’unico protagonista del conflitto permanente che dispone di un vero esercito armato ed equipaggiato negli anni da tutti, americani, russi, egiziani e attualmente dai francesi.

L’assedio a Tripoli del governo presieduto da Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj, riconosciuto dalle Nazioni Unite e fino adesso sostenuto dall’Italia, ha spalancato le porte della capitale al Generale Haftar. “A questo punto la questione non riguarda più il “se”, ma semplicemente il “quando” Haftar entrerà a Tripoli, per assumere il ruolo di uomo forte appoggiato trasversalmente da milizie e tribù ed in grado di riunificare l’intero territorio libico” spiega l’editorialista Mauro Indelicato esperto di strategie militari.

- Haftar dunque dominus militare e geopolitico della Libia?
La prospettiva sembra proprio questa. Haftar sta trattando con tutte le tribù libiche e sta cercando appoggio da parte dei vari gruppi che compongono il mosaico dell’ex colonia italiana. Il suo obiettivo è sempre stato quello di ergersi come unico uomo in grado di riunificare la Libia ed oggi, anche grazie agli scontri di Tripoli, tale obiettivo appare sempre più alla portata del generale. Non è un caso che, nei giorni scorsi, il suo portavoce si è spinto fino ad ipotizzare una coalizione militare pro Haftar.
- Prospettive di assestamento o latenti rischi di somalizzazione della situazione?
Dipende dalle zone della Libia prese in considerazione. Secondo non pochi analisti, a Tripoli la situazione per il momento ha raggiunto un certo equilibrio. Questo perché nessuna delle milizie è in grado di poter prevaricare sull’altra. Anche la stessa settima brigata, addestrata già ai tempi di Gheddafi e che oggi prova a mostrarsi come la più “professionale” tra le milizie, non ha i mezzi per poter controllare l’intera capitale libica. Discorso diverso invece per il Fezzan, dove invece la situazione appare più fluida. Molto dipenderà comunque più dalle evoluzioni in senso politico, attese per le prossime settimane, prima ancora che militari.
- Reale portata del vertice che si terrà a Novembre ad Agrigento ?
L’ago della bilancia è il generale Haftar. Se lui sarà presente in Sicilia, vorrà dire che tutti i principali attori protagonisti saranno al summit ed allora si potrà ipotizzare una sorta di “Yalta” in salsa libica. Diversamente l’appuntamento previsto nel nostro paese rappresenterà un ennesimo nulla di fatto, una mera passerella dove verranno esposte per l’ennesima volta solo buone intenzioni e nulla più.
- Ruolo dell’Italia? Haftar si riposizionerà o rimarrà filo francese?
Il nostro paese, dopo gli scontri di Tripoli, ha aperto ad una politica cosiddetta del “doppio filo”. Da un lato continua il sostegno ad Al Serray, visto che i nostri principali interessi risultano radicati in Tripolitania, dall’altro però la visita del ministro Moavero a Bengasi mostra l’apertura nei confronti di Haftar. Questo apre a scenari certamente differenti da quelli ipotizzabili appena poche settimane fa. Del resto Haftar, e vengo così alla seconda parte della domanda, vuole il controllo della Libia. Ed il generale, pur se sostenuto dalla Francia, sa perfettamente che non può raggiungere il suo scopo senza l’appoggio dell’Italia. Roma ha bisogno di Haftar ed Haftar ha bisogno di Roma. E questo risulterà molto pesante in vista delle future trattative.

- Usa e Nato stanno dando effettivo seguito alla leadership in Libia assicurata da Trump al nostro Paese?
Per il momento, da giugno ad oggi, non ci sono state grosse novità. Conte ha avuto questo tipo di offerta e rassicurazione da parte di Trump, ma per adesso non si sono avuti scossoni. È pur vero che gli Usa sarebbero intenzionati a prendere in modo diretto il dossier libico e questo, viste le intese tra il governo di Washington e quello di Roma, può essere un vantaggio per il nostro paese. Ma il vero ago della bilancia sarà il summit siciliano. Se sarà presente l’amministrazione Usa, con in testa il Segretario di Stato Pompeo, allora l’Italia potrà realmente vantare un ruolo primario nella risoluzione del dossier libico.