“ Italia Viva non ha fatto il nome di Conte invano”, Matteo Renzi presenta il conto, fa un accenno subliminale a Mario Draghi e sposta il peso della crisi sul piano inclinato di due concetti: maggioranza e programma condiviso.
E’ la certezza della maggioranza, fa capire Renzi, la parola chiave per la soluzione di una crisi, che invece di un’accelerazione risolutiva rischia di impantanarsi.
Nonostante gli sforzi di Palazzo Chigi, del deputato post democristiano di lungo corso Bruno Tabacci e di Riccardo Merlo, il senatore italo argentino fondatore del Maie il Movimento degli Italiani all’Estero, a Palazzo Madama la situazione è pressoché ferma ai 156 voti della fiducia instabile al Governo Conte.
Indicato come punto di equilibrio da 5 Stelle, Pd, da Liberi e Uguali, dal Gruppo Misto, dal Gruppo delle Autonomie e da quello degli Europeisti appena formatisi, ma osteggiato da Più Europa di Emma Bonino e dal Centrodestra, senza il consenso decisivo di Renzi e di Italia Viva il Premier dimissionario rimane in una situazione di stallo.
E anche se nelle prossime ore a Palazzo Madama si dovesse superare la soglia della fiducia della metà più uno dei Senatori, la situazione parlamentare dell’eventuale Conte ter rimarrebbe in equilibrio precario, in balia di assenze, franchi tiratori e impuntature individuali, come dimostrano i casi di Lady Mastella e dei senatori Vitali e Ciampolillo.
Uno stallo oggettivo, di fatto ribadito al Presidente Mattarella da Matteo Renzi mentre sulla maggioranza che non c’è, incombe un altro notevole impedimento, quello della Giustizia.

E’ uno snodo cruciale per l’evoluzione della crisi. Assieme all’ostacolo principale della mancanza dei voti necessari al Senato per una fiducia autosufficiente, la giustizia rappresenta il principale scoglio sommerso lungo la rotta già difficoltosa del Conte ter.
C’è attesa infatti per le dichiarazioni che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede farà in Cassazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. In Parlamento c’é una netta maggioranza trasversale contraria alla riforma della prescrizione, politicamente imposta dai 5 Stelle e dal Ministro della Giustizia Bonafede all’inizio del 2020 e che per effetto della pandemia non è stata più modificata.
Secondo il Pd invece ci sarebbero ancora i margini per ricomporre la frattura della maggioranza uscente che fino al 13 gennaio ha sorretto il governo Conte bis. Come ? per Zingaretti, apparso spiazzato da Renzi, facendo prevalere il senso di responsabilità.
E’ un riferimento alla telefonata che Conte avrebbe fatto nel pomeriggio a Renzi, ed alla quale il leader di Italia Viva ha replicato in diretta televisiva all’uscita dal colloquio con Mattarella.

In attesa di quanto i 5 Stelle rappresenteranno al Quirinale, in mancanza di alternative numeriche e politiche, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si troverà di fronte due prospettive: conferire un rapido incarico esplorativo a Giuseppe Conte nel tentativo di recuperare Renzi oppure, sulla base delle consultazioni, affidare l’incarico ad una personalità istituzionale o super partes per verificare le possibilità di formazione di un governo di garanzia, decantazione e stabilità, con un’ampia maggioranza parlamentare.