Effetto amministrative da esorcizzare per il centrodestra ed invece da replicare per il centrosinistra. Dalla ghigliottina dei ballottaggi nei 13 capoluoghi, dei 10 sindaci uscenti del centrodestra ne sono sopravvissuti soltanto 4 – Gorizia, Lucca, Frosinone e Barletta – mentre il centrosinistra se ne aggiudica 7 – Verona, Parma, Catanzaro, Piacenza, Monza, Alessandria e Cuneo – ed altri due – Como e Viterbo- vedono prevalere candidati civici.
Nella Lega i musi lunghi dei vertici evidenziano l’allarme politico innescato dalla doppia spiazzante sconfitta di Verona e soprattutto quella inattesa di Catanzaro. L’uno due nord-sud potrebbe determinare l’accelerazione del processo di revisione della leadership di Matteo Salvini in vista intanto delle regionali d’autunno in Sicilia e soprattutto delle politiche del maggio 2023.
Due sfide che, senza una svolta, e il trend di ininterrotte sconfitte, autogol e pesci in faccia collezionato dall’attuale segretario, rischiano di essere annoverate come altrettante sconfitte elettorali. Con l’aggravante che sommato alla riduzione dei parlamentari, l’ulteriore calo di consensi alle politiche ridurrebbe di oltre la metà il numero degli attuali parlamentari leghisti. Una prospettiva beffarda in considerazione dell’ exploit di voti che i sondaggi prevedono per il centrodestra latitudine Giorgia Meloni.
Come per Verona a Catanzaro e se non si trova un accordo anche in Sicilia e l’anno prossimo in Lombardia, le divisioni nel centrodestra, con Salvini e Berlusconi recalcitranti rispetto alla premiership della leader di Fratelli d’Italia ma non in grado di opporvisi per mancanza di voti, determinerebbero il disorientamento dell’elettorato e la conseguente prevalenza del centrosinistra.
La scissione dei 5 Stelle e la gestazione di una formazione centrista in grado di attrarre i voti moderati rende ancora più precaria la stabilità del centrodestra, senza una precisa linea unitaria con l’ investitura ufficiale della Lega e di Forza Italia della leadership di Giorgia Meloni.
I contraccolpi della scissione del Movimento 5Stelle, investono anche il Pd di Letta e di Governo, come è stato definito dopo la netta affermazione alle amministrative. A meno di una alleanza con molti galli nel pollaio, l’ eterogeneità della nebulosa politica centrista potrebbe infatti drenare consensi anche al centrosinistra e determinare un ulteriore stallo alle politiche, come quello che nel 2018 inaugurò il traumatico avvio della 18 esima legislatura e la formazione di governi instabili, con maggioranze intercambiabili.
Mentre la politica in ebollizione si prepara ad affrontare i colpi di scena del regolamento dei conti innescato dalle amministrative all’interno di Lega, Forza Italia, in quel che rimane di 5 Stelle ed in parte anche al Nazareno, in relazione alle fughe in avanti delle correnti, gli unici punti di riferimento per l’oggi e il domani, rimangono il Premier Mario Draghi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
L’incidenza di Palazzo Chigi e del Quirinale nell’ambito dei dirompenti scenari internazionali della guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l’Ucraina e della critica situazione economica globale, è testimoniata ed evidenziata dal crescente ruolo dell’Italia nell’ambito dell’Europa, del G7 e della Nato. Un ruolo di baricentro istituzionale che garantisce e assicura la governabilità, nonostante le fibrillazioni di un parlamento e di forze politiche che riflettono equilibri e rapporti di forza notevolmente mutati rispetto all’inizio della legislatura.