P A G I N E
Rubrica di critica recensioni e anticipazioni
Dai dazi al web, fra Stati Uniti e Cina lo scontro a tutto campo passa anche dall’editoria.
Il direttore del più agguerrito tabloid cinese contro il consigliere per il Commercio della Casa Bianca. Hu Xijin, che dirige il Global Times, ha attaccato su Twitter Peter Navarro, che ha usato uno pseudonimo, Ron Vara, in alcuni suoi saggi, tra cui anche “Death by China: confronting the dragon“, che tratta la minaccia posta dalla Cina all’economia Usa.
“Questa é una vergognosa montatura. Navarro ha mentito ai suoi lettori, chissà se ha anche ingannato il presidente Usa”, scrive il direttore del giornale più schierato nel panorama della stampa cinese sulla linea del partito comunista di Pechino. La vera identità di Ron Vara – anagramma di Navarro – é stata svelata da una docente della Australian National University, Tessa Morris-Suzuki, che ha dichiarato di essersi resa conto dell’identità dell’ esperto, spesso citato da Navarro, durante le sue ricerche per un articolo sulla retorica anti-Cina. L’idea di inventare uno studioso per mettergli in bocca opinioni fortemente critiche sulla Cina, in almeno sei saggi, viene considerato dall’accademica australiana di origini giapponesi “una cosa strana da fare”.
Navarro, uno dei più duri critici della Cina nell’entourage della Casa Bianca e aperto sostenitore dei dazi contro Pechino, non ha risposto direttamente all’attacco del direttore del Global Times, ma in un messaggio al Chronicle of Review, la pubblicazione che per prima ha rivelato l’identità dello studioso inventato, non è apparso particolarmente turbato dalla scoperta dello pseudonimo utilizzato: lo ha definito “un espediente stravagante” e uno strumento utilizzato per le opinioni, “non come fonte di dati”, aggiungendo che “rinfranca che qualcuno finalmente abbia capito un gioco per iniziati, nascosto in bella vista per anni”. Nessun commento sulla vicenda é arrivato dalla Casa Bianca, ma la casa editrice Pearson, citata dal South China Morning Post, ha fatto sapere che d’ora in poi le ristampe dei libri di Navarro in cui é citato l’alter ego, conterranno l’avviso ai lettori che il saggio contiene un personaggio inventato. Dazi anche per Navarro insomma.
Gentilezza in libreria
La casa editrice De Agostini avvia un’apertura di credito in un ambito davvero inedito: quello della gentilezza, a cominciare dall’infanzia. E’ ai piccoli, infatti, che sono rivolte due nuove iniziative editoriali: “Il libro delle parole gentili e delle buone maniere” di Tea Orsi e Anna Pini e “Il seme della gentilezza” di Britta Teckentrup.
Il primo comprende 50 semplici regole illustrate per vivere bene in famiglia, all’asilo, per strada e con gli amici, divertendosi. La gentilezza, l’educazione e il galateo sono tutti da ridere in questa raccolta all’insegna del sapersi comportare in mezzo agli altri. Perché a volte scherzando si impara!
Il secondo libro, “Il seme della gentilezza” è un racconto illustrato pieno di poesia, con una storia delicata che insegna il rispetto per gli altri. Tutto, è il senso del libro, comincia con una crepa che a malapena vediamo. Succede quando urliamo o se discutiamo. Parole di rabbia possono aprire crepe fra le persone e allontanarle, ma non è difficile scoprire come piccoli gesti di gentilezza tengono lontana l’oscurità e fanno germogliare splendidi fiori.
Assurdità esistenziale
Una banale caduta mentre porta a spasso il cane, la corsa all’ospedale, la scoperta di un meningioma, l’intervento chirurgico e l’odissea della terapia intensiva. Una vicenda fortunatamente a lieto, ma che fa capire alla scrittrice palermitana Loredana Sarcone cosa davvero conta: innanzitutto l’amore dei suoi tre figli, ai quali dedica il racconto di quel periodo ne “L’ineliminabile assurdita’ dell’esistenza“, Navarra editore, 41 pp., 10 euro.
Autrice di altri tre Libri con lo stesso editore, Loredana Sarcone si cimenta ancora con il memoir, dopo “Le due Terrazze“, uscito nel 2013. Ricorda le parole dei figli, pronunciate in ospedale quando erano certi che lei non ascoltasse: “Diamo per scontata la presenza della mamma, come se ci fosse del tempo. Come se fosse per sempre! Dobbiamo assolutamente, in ogni momento libero, coinvolgerla con noi”. Di quei giorni ricorda anche la piccola colonia di gatti, osservata dalla finestra dell’ospedale, che divide il cibo con un gabbianello. E poi il letargo della terapia intensiva e il rapporto con medici e infermieri, così intenso da portarla a dire: “Stentavo a immaginare la mia vita fuori dall’ospedale”.