Un buco nell’acqua. O, come hanno commentato in qualche capitale, un Putin nell’acqua. Quindici minuti di retorica e propaganda, ma zero contenuti.
Oltre ai putiniani sparsi fra i populismi del mondo, il tanto atteso e temuto discorso del Presidente russo ha deluso soprattutto gli stessi russi, davanti ai quali il leader del Cremlino ha dovuto ammettere la presenza di vittime e di feriti, ma non ha spiegato fino dove e fino a quando si spingerà l’intervento armato in Ucraina, definito difensivo. Anzi addirittura necessario per scongiurare i piani occidentali d’invasione della Russia.
Una narrazione non soltanto mistificatoria, ma anche freudiana perché palesemente sintomo d’aggressività repressa.
Analizzato parola per parola, lo speach di Putin evidenzierebbe stress e ripiegamento su se stesso, quasi come se il discorso fosse stato scritto da altri e sia stato imposto al leader. Analisi che stenta davvero a credersi.
Si tratterebbe, afferma un’altra tesi analitica, di un’impressione illusoria, perché la caratteristica principale del Presidente russo é quella dell’imprevedibilità, dello scatto a sorpresa.
Resta il fatto dell’impressionante colpo d’occhio della Piazza Rossa gremita di soldati, marinai e di mezzi corazzati, ed il contrasto che scaturiva con l’immagine di Putin che leggeva con distacco il suo discorso senza tradire alcuna emozione.
All’accenno dei soldati caduti e feriti in Ucraina in molti hanno istintivamente calcolato come i caduti e i ferimenti subiti dall’armata russa in questi 75 giorni di guerra ammontassero a buona parte, se non a tutti, i militari schierati. Una Piazza Rossa, di sangue.