Non c’è più il Segreto pontificio per i casi di abusi sessuali compiuti da religiosi. Il rinnovamento della Chiesa Universale avviato da Bergoglio non si ferma neanche durante le personali ricorrenze.
Mentre da tutto il mondo continuano a giungere in Vaticano gli auguri per l’83esimo compleanno e il 50° anniversario di Sacerdozio di Papa Francesco, il Pontefice ha reso noto di avere abolito il “segreto pontificio” sui casi di abusi sessuali commessi da ecclesiastici.
Lo stabilisce il Rescriptum ex audientia con cui si promulga un’ Istruzione sulla riservatezza delle cause e che dispone che “non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti” in materia di abusi su minori, nei casi di violenza e di atti sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità; i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; i casi di pedopornografia; i casi di mancata denuncia e copertura degli abusatori da parte dei vescovi e dei superiori generali degli istituti religiosi.
Inoltre, l’esclusione del segreto pontificio sussiste anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti.
Il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili. Infine, a chi effettua la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo ai fatti di causa.
“Una decisione che non è azzardato considerare storica” la definisce Andrea Tornielli, Direttore editoriale del Dicastero della Comunicazione. “Il summit sulla protezione dei minori convocato nel febbraio 2019 da Francesco in Vaticano continua a dare frutti. Ciò significa – spiega Tornielli – che le denunce, le testimonianze e i documenti processuali relativi ai casi di abuso conservati negli archivi dei Dicasteri vaticani come pure quelli che si trovano negli archivi delle diocesi, e che fino ad oggi erano sottoposti al segreto pontificio, potranno essere consegnati ai magistrati inquirenti dei rispettivi Paesi che li richiedano”.
Molto più di mille discorsi e altrettanti mea culpa, quello di Bergoglio è un concreto gesto di apertura, di disponibilità, di trasparenza e di collaborazione con le autorità civili.
“E’ evidente la portata della decisione di Papa Francesco, che si collega al motu proprio ‘Vos estis lux mundi’ del maggio scorso – aggiunge Tornielli -: il bene dei bambini e dei ragazzi deve sempre venire prima di qualsiasi tutela del segreto, anche di quello ‘pontificio'”.
“Il rescritto –specifica Tornielli – comunque, non intacca in alcun modo il sigillo sacramentale, cioé il segreto della confessione, che é tutt’altra cosa dal segreto pontificio sugli atti e le testimonianze”, “né significa che i documenti dei processi debbano diventare di dominio pubblico e siano dunque destinati alla divulgazione”.
La riservatezza per le vittime e per i testimoni dovrà essere sempre tutelata ma ora la documentazione dovrà essere messa a disposizione delle autorità civili per le indagini
“Una scelta epocale che e arriva proprio al momento giusto ” commenta commosso l’Arcivescovo di Malta Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede. Per il Presule “ Questo é un altro tassello molto importante perché rimuove un oggettivo impedimento al pieno conseguimento della giustizia per le vittime e per le comunità”